Vincitori e vinti della free agency 2019

Alcuni hanno avuto un’estate ottima, ma altri una davvero da incubo

Ora che si sono calmate le acque, è finalmente arrivato il momento di fare il punto della situazione su una delle free agency più pazze della storia dell’NBA. Ad essere storica non era solo la quantità dei giocatori sul mercato (circa il 40% dell’intera lega), ma soprattutto la qualità. A cambiare squadra sono stati infatti anche 3 MVP e 8 degli ultimi All-Star, stelle per le quali le squadre hanno investito ben 3 miliardi di dollari solo nelle prime 24 ore di mercato. Ma non per questo tutti possono ritenersi soddisfatti. Prima di arrivare alla divisione fra vincitori e vinti, è doveroso citare tre casi ancora troppo incerti per essere battezzati con certezza. Il primo riguarda i Golden State Warriors, usciti con le ossa (letteralmente) rotte dalle ultime Finals e ora attanagliati dall’incertezza sul se e quanto D’Angelo Russell si tratterrà nella Baia. Altro giudizio ancora in forse riguarda Pat Riley, molto attivo in queste settimane e in grado di portare ai Miami Heat Jimmy Butler. Il Padrino di South Beach pare avere ancora alcune frecce in faretra. Ma andranno a bersaglio? Infine, il curioso caso dei Philadelphia 76ers. L’aver investito quasi $450M su Ben Simmons, Al Horford e Tobias Harris ha il più classico dei potenziali da boom or bust.

VINCITORI
I fratelli minori

È così che per decenni Brooklyn Nets e Los Angeles Clippers hanno vissuto, sempre e comunque all’ombra dei fratelloni pieni di glamour e fan. Da quest’estate, Nets e Clips hanno una chance unica di riscrivere il proprio destino. I primi hanno aperto alla grande la free agency con le firme di Kevin Durant e Kyrie Irving, con quest’ultimo fondamentale nel reclutare l’ex Warrior a Brooklyn e ora nuovo uomo immagine – perlomeno alla pari – di Brooklyn. Un unico avviso: occhio a non lasciare i giovani insieme a Kyrie senza supervisione! Come i Nets hanno iniziato alla grande, così i Clippers hanno chiuso in bellezza. Los Angeles non solo ha vinto l’ambita asta per Kawhi Leonard (peraltro soffiato proprio ai dirimpettai), ma ha anche portato a casa un altro californiano doc, ovvero Paul George in un clamoroso uno-due a notte fonda.

Kawhi Leonard

Dopo che col suo tiro in Gara 7 contro Philly aveva tenuto un’intera arena col fiato sospeso per alcuni interminabili istanti, Kawhi Leonard pare averci preso gusto. E Kawhi Leonard fun guycosì Mr. Fun Guy ha prolungato il momento della sua decisione fino al 6 luglio, quasi un’intera settimana dall’inizio della free agency. Il riserbo totale tenuto da Kawhi ha tenuto in fibrillazione tutta l’NBA, sia i fan che gli addetti ai lavori. Perfino sua maestà Woj, capace di spoilerare la decisione di KD ben 45 minuti prima della mezzanotte, non ha osato sbilanciarsi. E chi ha osato farlo è poi stato esposto al pubblico ludibrio. Da dietro le quinte, Leonard ha poi tentato di orchestrare due trade clamorose, prima tentando di portare a LA Durant e poi ricevendo l’ok di PG13. Dopo aver dominato le Finals, ci sono pochi dubbi che vada eletto anche MVP indiscusso dell’estate.

Utah Jazz

Non lasciatevi ingannare dal fatto che i media coprano poco e male gli eventi in quel di Salt Lake City: gli Utah Jazz hanno operato davvero un’eccellente restyling. Forti di un nucleo giovane e di una solida difesa ancorata da Rudy Gobert, hanno innanzitutto aggiunto via trade Mike Conley, esperto playmaker e ideale pedina da unire a Donovan Mitchell. In seguito, hanno firmato Bojan Bogdanovic, arrivato da Indiana dopo quella che è stata la sua migliore stagione in carriera. Da non sottovalutare poi le addizioni secondarie di Ed Davis, Jeff Green ed Emmanuel Mudiay. Dopo un’annata da 50 vittorie e il 5° posto ad ovest, è lecito pensare che Utah abbia rafforzato la propria posizione di potere nell’agguerrita Western Conference.

VINTI
L’asse Boston/Charlotte

Fino a pochi mesi fa, i Boston Celtics confidavano di arrivare al 30 giugno con la possibilità di rifirmare Kyrie e Horford, e in più tentare di far saltare il banco con una trade per Anthony Davis. La realtà non poteva raccontare una storia più diversa. I primi due se ne sono andati sbattendo la porta, mentre AD è finito agli storici rivali giallo-viola. L’unica nota lieta è l’arrivo dagli Charlotte Hornets di Kemba Walker, il che rende di default l’estate di questi ultimi davvero nera. Non solo i calabroni hanno perso quello che dal 2011 era stato il loro uomo-franchigia, ma hanno addirittura avuto l’ardire di sostituirlo con l’ex Celtics Terry Rozier, firmato con un triennale da ben $58M. Davvero difficile capire come MJ abbia strapagato in passato per giocatori come Zeller, Williams e Batum, ma abbia avuto il braccino quando si è trattato di rifirmare Kemba.

Spike Lee

Solo il buon Spike Lee e pochi altri potevano davvero pensava che i New York Knicks sarebbero riusciti firmare una o più superstar. Come da copione, la cialtroneria della Spike Lee Knickssquadra newyorkese ha invece colpito ancora. Come se l’aver mancato qualunque FA di livello in un’estate così ricca di talento non fosse già abbastanza, i Knicks hanno ulteriori aggravanti a loro carico. Prima di tutto, ciò sancisce in maniera quasi definitiva la trade di Kristaps Porzingis, sacrificato a febbraio sull’altare del cap space da dare a KD e invece poi ridistribuito su numerosi mestieranti. Ancora peggio la susseguente scenata in stile la volpe e l’uva, quando i Knicks hanno fatto sapere che beh, tanto eravamo noi a non volere KD. Ultimo (per ora) momento imbarazzante è stata la scelta di cancellare il meeting già fissato con Kawhi per paura di restare attardati nell’inseguimento agli altri top free agent. Ma non temete, c’è sempre la free agency 2021 all’orizzonte, giurano dall’MSG…

Oklahoma City Thunder

Appena un anno fa, gli Oklahoma City Thunder erano in festa: Russell Westbrook era riuscito a convincere Paul George a rifirmare e l’intesa fra i due sembrava non potesse che migliorare. Poi è arrivato l’infortunio di PG13 e la nuova uscita al primo turno, ma soprattutto l’addio a sorpresa di entrambi. Russ sarà ora la spalla del Barba a Houston, mentre George è finito a LA nella già citata trade pianificata da Kawhi. Dopo Harden, KD, Ibaka e Oladipo, altri due talenti generazionali lasciano a OKC lasciandosi alle spalle una lunga scia di rimpianti. Sam Presti si ritrova con 15 prime scelte totali fino al 2026, ma quali sono le chance di draftare altri 3 MVP? Il presente e il futuro prossimo dei Thunder si prospettano davvero ardui.

MVProf

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