Stallo alla texana

Zeke, Dak e Cooper presentano ai Cowboys un conto salato, ma necessario

Ci sono poche cose odiate dai ragazzini quanto i compiti per le vacanze. Dover rinunciare a preziose ore di gioco all’aperto in nome di moltiplicatori e fotosintesi clorofilliana non è mai un piacere, e così molti di noi si riducevano agli ultimi giorni prima di scuola per completare in maniera frenetica tutto il materiale assegnato. Tradotto in termini di football, questo è esattamente quanto sta accadendo ai Dallas Cowboys. Con le 32 squadre arrivate al training camp e la preseason ormai alle porte, la stagione NFL 2019 è ormai dietro l’angolo; ma Dallas, invece di sistemare i propri conti in sospeso nei mesi estivi, è giunta a dover sistemare in fretta e furia la situazione contrattuale di tre dei suoi migliori giocatori. Dopo un ventennio di dorata mediocrità, i ‘Boys si ritrovano ora con tutte le carte in regola per essere fra i favoriti per il Super Bowl LIV anche grazie a un terzetto di talenti che, con un po’ di fantasia, ricordano i Triplets di Troy Aikman, Emmitt Smith e Michael Irvin. Ma senza concedere il giusto compenso al nuovo trio, i sogni di Dallas rischiano di rimanere su carta.

Il giocatore che sta vivendo l’estate più critica del trio è senza dubbio Ezekiel Elliott. Al momento, l’ex Buckeye si trova ancora in vacanza a Cabo, distante più di mille miglia dal training camp californiano a Oxnard dei compagni. La sua posizione in materia contrattuale è chiara: nessuna fretta di uscire dall’idromassaggio finché non arriva il cash. Il running back ha ancora due anni nel suo contratto da rookie, ma la vicenda di Le’Veon Bell ha fatto sufficiente giurisprudenza per convincere Zeke a tutelare da subito i propri interessi. Elliott rappresenta la crème de la crème dei RB, status testimoniato dai due titoli di leading rusher nel 2016 e nel 2018. Per di più, lo scorso anno ha migliorato notevolmente le sue doti da pass catcher, tanto da essere stato il terzo ricevitore più prolifico del team con 567 yard e 3 TD. Come nel caso di Bell, questo doppio ruolo ha caricato sulle spalle di Zeke un’enorme mole di lavoro. Per questo motivo, il giocatore cerca fin da ora un compenso più adeguato e una maggiore sicurezza economica per il futuro a cifre comparabili a quelle di Todd Gurley ($14.4M all’anno con $45M garantiti).

Nonostante l’indiscussa importanza di Zeke per il team, i Cowboys hanno scelto un approccio assai cauto sulla questione. Un primo ostacolo potrebbe riguardare l’essenza stessa del ruolo del running back, posizione con un orizzonte temporale piuttosto breve. Tuttavia, non solo a 24 anni Zeke è nel pieno del Dallas Cowboys estate 2019suo prime fisico, ma avrà almeno altre 3-4 stagioni da dominatore assoluto, orizzonte temporale che combacia alla perfezione con il suo prossimo contratto. Molto più delicato è il discorso extra campo. La lista delle sue malefatte è in continuo aggiornamento, tanto che solo a inizio mese Elliott era presente negli uffici newyorkesi dell’NFL per dar conto di un incidente occorso a Las Vegas. Stavolta il RB se l’è cavata con una lavata di capo, ma due anni prima la lega lo aveva sospeso per 6 partite per una lite domestica. A questo vanno aggiunti un incidente stradale, l’aver tirato giù il top a una ragazza in pubblico e tanto altro. Anche se i Cowboys non sono mai stati una franchigia da Clericus Cup, il modo di Zeke di flirtare con la galera è un incubo costante per il destino del team.

Il secondo giocatore sotto la lente d’ingrandimento è Amari Cooper. Lasciata Oakland nel corso dell’epurazione voluta da Jon Gruden, il suo arrivo ai Cowboys a novembre ha rinvigorito un passing game fin lì moribondo. Per lui Dallas ha sacrificato una prima scelta, segno che il rinnovo è soprattutto questione di quanto. In questi giorni, anche i pari ruolo Michael Thomas e Julio Jones aspettano un nuovo contratto e Cooper potrebbe far leva su di loro per aggiudicarsi cifre sui $18M annui. Ultima, ma non meno importante, è la situazione di Dak Prescott. Dopo tre anni in NFL, Dak può essere considerato a pieno titolo come uno dei giocatori più enigmatici della lega. Da un lato, può essere considerato il prototipo del QB moderno, ovvero un manager piè veloce allergico ai turnover. Scelto al 4° giro e catapultato in campo dopo l’infortunio di Tony Romo, a 26 anni è ancora un diamante grezzo con ottime capacità di miglioramento, per di più in un ruolo cui potrebbe dare stabilità per i prossimi dieci anni o più. Notevole è anche il suo clutch gene: dal suo arrivo in NFL nel 2016 nessuno ha più game winning drive (14) e solo Tom Brady ha più vittorie (35 a 32).

Questo nastro ha però anche un lato b. Né tramite le statistiche né a occhio nudo è possibile indicare Dak come uno dei migliori 10 quarterback della lega e anche la top 15 rischia il tutto esaurito, ma nonostante ciò pare mirare a cifre da top 5 QB. Se la sua richiesta economica nel range dei $30M all’anno venisse accolta, diventerebbe il giocatore più strapagato della lega a mani basse. Concedere uno sconto di qualche milione da reindirizzare poi a Elliott che Cooper sarebbe ideale prima di tutto per le prestazioni dello stesso Prescott. Quando nel 2017 ha dovuto rinunciare a Zeke per 6 partite, le sue statistiche sono state 191 YPG, 5 TD e 7 INT, e un QBR di 48.6; nelle 10 partite giocate insieme lo stesso anno, le sue cifre erano ben diverse: 217.8 YPG, 17 TD e 6 INT, e un QBR di 72.8. In maniera simile, è possibile notare una netta differenza nelle prestazioni del QB dal momento dell’arrivo di Cooper in Texas. Nelle 7 partite prima della trade i suoi dati dicevano 202.4 YPG, 8 TD e 4 INT, con 3 W e 4 L; arrivato Cooper, 274.2 YPG, 14 TD e 4 INT, con 7 W e 2 L. Alla fine, starà a Jerry Jones decidersi a rompere il salvadanaio per inseguire il sogno Super Bowl.

MVProf

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