Wild Wild West

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Cerchiamo di dare un senso alle gerarchie della Western Conference e ai punti deboli delle 14 squadre che daranno la caccia ai Warriors

È nozione comune che nel 2017-18 a separare la Eastern Conference e la Western Conference non sarà solo il fiume Mississippi, ma una vera e propria voragine in quanto a talento. Fra le due conference esiste un margine marcato e di lungo corso, ma la stagione appena iniziata promette di ampliarlo ulteriormente, complici i trasferimenti da est a ovest di All Star come Millsap, PG13, Teague, Butler e ‘Melo. Visto così, l’ovest sembra davvero essersi caricato a pallettoni di talento. Eppure non serve scavare troppo in profondità per trovare all’interno di ogni squadra almeno un significativo difetto di fabbricazione. Premessa: i Golden State Warriors di difetti veri e propri non ne hanno. Da anni hanno dimostrato di essere una squadra profonda, equilibrata, bene allenata e di talento assoluto. Poi hanno aggiunto Kevin Durant. Caso chiuso. Dividiamo allora le altre 14 squadre in tre gruppi, ciascuno in lotta per obiettivi diversi.

PER IL VANTAGGIO CAMPO

Dovendo scegliere la prima sfidante al trono dei Dubs, si arriva a dover fare la conta su tre squadre, fra cui nessuna spicca in particolare. Gli Oklahoma City Thunder hanno aggiunto due All Star come Paul George e Carmelo Anthony, arrivati sacrificando appena quattro giocatori di contorno. Ammassare talento è la strada migliore per il successo, ma raramente la più breve. Contando anche Russell Westbrook, lo scorso anno i tre erano – con ampio distacco – i principali terminali offensivi dei rispettivi team: combinando il loro usage rate per il 2016-17 si ottiene più del 99%. Per coesistere nello stesso team, fra di loro e con altri dodici compagni di squadra, bisognerà per forza trovare un equilibrio interno per certi versi innaturale tra maschi alpha. Problema che è molto simile a quello della seconda squadra in questione, gli Houston Rockets. La diarchia stabilita nel Texas orientale fra Chris Paul James Harden nel ruolo di pointguard può dare ottimi frutti, ma necessiterà di un periodo di rodaggio. Per capire le tendenze in campo di entrambi Risultati immagini per houston rocketsserve nuovamente fare ricorso alle statistiche avanzate. La scorsa stagione – come del resto ogni anno – CP3 ha tenuto medie altissime in quanto a numero di tocchi al pallone a partita (82.6) e secondi trascorsi in possesso di palla (7.2 rispetto al cronometro dei 24″). Il Barba, dal canto suo, ha visto impennare le sue statistiche in entrambi i campi la scorsa stagione, la prima passata da pointguard. Rispetto a quella precedente, i tocchi sono passati da 85.1 a 99.2 e i secondi di possesso da 6.3 a 8.9. Mai nella graduatoria sono stati presenti due giocatori dello stesso team con cifre così elevate, se non altro perché a basket si gioca con un pallone soltanto. Per trovare la giusta formula di minuti/possessi servirà tempo e l’infortunio di Paul non farà che rallentare questa ricerca. Il tempo è un lusso che i San Antonio Spurs, la terza squadra sotto esame, potrebbero non avere più. Nella vita le uniche cose certe sono la morte, le tasse e gli Spurs che vincono minimo 50 partite. Tuttavia, è difficile ricordare un’altra stagione negli ultimi vent’anni alla quale gli speroni si siano presentati in maniera tanto sospetta. La causa principale è stata un’offseason all’ombra dell’Alamo piuttosto tiepida, con Chris Paul prima e Kyrie Irving poi sogni di mezza estate mai concretizzatisi. Al contrario, San Antonio inizierà la stagione con Parker out fino al 2018, Kawhi Leonard con problemi di tendinopatia e il duo da bocciofila Manu&Pau con 77 anni in due. L’unico arrivo di rilievo, Rudy Gay, viene da una rottura del tendine d’Achille, uno degli infortuni peggiori che possa capitare ad un atleta. Difficile pronosticare quale tipo di coniglio coach Pop potrà estrarre dal cilindro per tenere questi Spurs in lotta per il titolo.

PER UN POSTO AI PLAYOFF

Detto dei dubbi che circondano queste tre squadre, il quartetto formato dalle stesse più i Dubs sembra comunque avere l’esperienza necessaria per raggiungere il fattore campo ai playoff con relativa tranquillità. Le successive sei squadre che prenderemo ora in esame si sfidano per quattro posti e presentano non solo dubbi, ma veri e propri difetti congeniti. I Los Angeles Clippers hanno perso quel CP3 finito a Houston e lo hanno sostituito con Milos Teodosic. A 30 anni però è incerto come potrà inserirsi in una lega tanto più fisica e veloce rispetto alle sue abitudini; in più, dopo neanche una settimana in NBA è già fuori per infortunio. Altro nuovo membro dei Clips sarà Danilo Gallinari, che col confermatissimo Blake Griffin dovrà dar prova di poter restare sano per tutta la stagione. I Minnesota Timberwolves hanno aggiunto un grande talento come Jimmy Butler, ma restano permeabili ad annosi problemi. Alla lunga, Butler dovrebbe migliorare aree sofferenti come la difesa (già 113.8 punti di media incassati fin qui) e le partite con finali punto a punto, ma non fornisce una soluzione per la mancanza di qualità e quantità di tiri da tre punti. I 23 tentativi di media sono più dei 21 dello scorso anno, ma ancora meno dei 27 della lega. I Portland Trail Blazers Immagine correlatanon possono contare su molto altro oltre ad uno dei migliori backcourt ad ovest. Devono allora sentirsi sollevati di poter ritrovare Jusuf Nurkic, che lo scorso anno accese e spense la luce all’interno del team. Arrivato in febbraio via trade in una squadra in difficoltà, la rianimò con 14 vittorie in 19 presenze, poi si infortunò e di fatto azzerò le chance di competitività del team in postseason. I Denver Nuggets rappresentano se possibile ancor di più l’epitome di una squadra costruita in maniera irrazionale. Da un lato, hanno beneficiato di uno di quegli importanti arrivi da est – leggasi Millsap – e per questo va data loro una legittima chance. Dall’altro, hanno una sola ala piccola a roster a fronte di tre potenziali titolare come playmaker: uno squilibrio visto raramente. Da sette anni a questa parte i Memphis Grizzlies sono riusciti a qualificarsi ai playoff, record che ora appare destinato a riazzerarsi. Le scelte operate in estate hanno di fatto tolto diversi membri che avevano contribuito a costruire la mentalità vincente del grit and grind. Se per ragioni anagrafiche era inevitabile farlo, stupisce quanto la scelta dei sostituti si allontani dal brand di un basket tutto fame, grinta e sudore tipico della Memphis blue collar. Resta poi tutto da vedere se Chandler Parsons passerà più tempo in campo, in infermeria o agli eventi mondani. Infine, troviamo gli Utah Jazz, l’unica fra le squadre “in bolla” ad aver perso il loro uomo-franchigia e per questo molto compromessi. Quello che coach Snyder tenterà di stabilire è un mantra spursiano basato  sull’efficacia di un sistema di gioco valido a prescindere dagli interpreti. Più in concreto, è ancora da capire quale giocatore potrà rimpiazzare i 22 punti a partita che Gordon Hayward ha portato con sé a Boston.

PER UN MININO DI DIGNITÀ

La rassegna si chiude con quelle squadre che allo stato attuale delle cose partono ampiamente da sfavorite per rientrare tra le prime otto e dovranno scegliere se operare trade importanti per restare a galla o semplicemente arrendersi e darsi al tanking. DeMarcus Cousins è una polveriera che cammina e ora ha portato i suoi guai fra i New Orleans Pelicans, dove peraltro e Anthony Davis e Rajon Rondo hanno già subito infortuni. Un’annata fuori dai playoff potrebbe portare grossi sconvolgimenti a NOLA. Su tutti, mollare Boogie, cacciare coach e GM, e ancora peggio dare a AD un buon motivo per cominciare a guardarsi attorno. Si sentiranno sollevati i Sacramento Kings per essersi levati tale peso non da poco – non che in quanto a problemi non ne abbiano di nuovi. I Risultati immagini per vince carter oldcaliforniani avevano iniziato quello che sembrava essere un buon progetto costruito sui giovani arrivati fra draft e trade. Poi attraverso le acquisizioni dei ben più agées Hill, Z-Bo e Carter hanno  dimostrato che una vera e propria direzione chiara ancora non c’è. I Los Angeles Lakers hanno alle loro spalle un nutrito gruppo di persone che crede nel loro ingresso fra le prime otto. Ciononostante, Vegas dà loro un under/over da 33.5, chiaramente insufficiente per un simile traguardo. Ci si aspettano miglioramenti rispetto alle 26W dello scorso anno, ma i lacustri giocheranno la loro vera stagione la prossima estate lontano dal parquet, quando tenteranno (stavolta legalmente) di accaparrarsi uno dei grossi nomi nel mercato dei free agent. I Dallas Mavericks sono un’altra squadra in difficoltà. La volontà di onorare la fine della carriera di Dirk Nowitzki cozza con la consapevolezza che per ripartire serve continuare a tankare. I Phoenix Suns saranno per distacco la peggior squadra ad ovest, tanto sul campo quanto in società, visto il polverone creatosi con quella che di fatto è la sospensione di Eric Bledsoe per un tempo indefinito. Neanche tenendo una media di 70 punti a partita Devin Booker potrebbe sovvertire questa tragica situazione.

MVProf

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