Kawhi in Canada

Gli Spurs lasciano partire Kawhi via trade in direzione Toronto

L’NBA non dorme mai. Quando ancora era notte fonda nella maggior parte del continente nordamericano, una clamorosa operazione di mercato prendeva forma. A sorpresa, Kawhi Leonard lascia i San Antonio Spurs e approda ai Toronto Raptors in cambio di DeMar DeRozan. Con loro due, nell’operazione sono stati inseriti altri pezzi di contorno. In Canada finisce anche Danny Green, campione nel 2009 con UNC e nel 2014 con San Antonio. A fare il viaggio opposto saranno Jakob Poeltl, classico diamante grezzo europeo che coach Pop può plasmare, e una prima scelta protetta per il 2019. Questo scambio chiude così una delle diatribe più lunghe e incomprensibili di sempre, fatta di mesi di silenzi assordanti, frasi sibilline e incontri clandestini. Poi l’improvvisa accelerata del mese scorso, con Leonard (o meglio il suo camp) ad esprimere la sua decisione adamantina di lasciare l’Alamo e trasferirsi a Los Angeles. A tal riguardo, gli Spurs hanno sempre mantenuto un’opinione diametralmente opposta. Constatata l’impossibilità di ricucire lo strappo – anche a fronte di un irripetibile supermax da $219M per 5 anni – Pop ha fatto del non tradare Kawhi a LA la sua nuova ragione di vita.

Non solo non ha mandato l’ex pupillo a una delle due squadre di LA, né in una delle quattro della California o in una delle 15 dell’ovest… lo ha direttamente spedito in un’altra nazione. E così, dopo mesi di guerra fredda con la sua ex squadra, ora Leonard dovrà affrontare il freddo tutt’altro che metaforico del Canada. Sempre che ciò accada. Perché, stando a Chris Haynes di ESPN Kawhi, nutrirebbe forti riserve circa la nuova destinazione. A sua volta, DeRozan sarebbe rimasto molto amareggiato, come del resto provano le frasi criptiche che l’ex USC aveva postato su DiX_h9EXUAADKqc.jpgInstagram, lamentando la mancanza di lealtà inNBA. Ad aggiungere al danno la beffa, il management dei canadesi si sarebbe incontrato col giocatore solo settimana scorsa per giurargli fedeltà. Tosta da digerire, ma è nulla di più crudo di quando i Boston Celtics hanno mandato via un Isaiah Thomas infortunato e in lutto un anno esatto fa.

Con così tanti scontenti, come valutare allora la trade? Dopo lunghe settimane di rumors e speculazioni, San Antonio ha finalmente voltato pagina e questo forse vale l’aver ricevuto meno di quanto auspicato inizialmente. Tuttavia, in DeRozan trovano un solido 4 volte All Star da inserire nel nucleo di veterani quali Aldridge, Gasol, Belinelli e Gay, aspettando news sul ritorno di Ginobili. Dal canto loro, i Raptors fanno un all-in decisivo su questa stagione grazie all’arrivo di colui che di default diventa il miglior giocatore della conference. Dal 2019 la trama è però destinata a cambiare radicalmente. Con l’addio di Leonard, a luglio la squadra rimarrà coi contratti in scadenza di Lowry, Valanciunas e Ibaka, e la possibilità di ripartire dai giovani Powell, Anunoby, Siakam e VanVleet.

Preferire il rebuilding selvaggio ad un’aurea mediocritas è una scelta coraggiosa e spesso osteggiata dalle piazze medio-piccole, ma già a priori Toronto non è mai stata una destinazione popolare fra i free agent. DeRozan ne aveva fatto la sua casa fin dal 2009 fra alti e bassi, ma ha vinto appena 4 serie di playoff in 9 anni e negli ultimi tre è finito 2-12 contro LeBron. A San Antonio avrà la chance unica di arricchire il suo arsenale con gli insegnamenti di Popovich. Capitolo Kawhi. Se il suo modus vivendi era del tutto focalizzato al 2019, allora essere in Ontario o in Texas non fa differenza. L’obiettivo deve essere ricostruire un disastroso 2018 a livello di public relations che lo ha portato da idolo dei fan a principale fonte di meme. Stare fermo un altro anno come minacciato non gli conviene affatto. Giusto infine buttare un occhio sulla California. Il GM dei Raps Masai Ujiri pensa di avere una chance di trattenere il giocatore. Ciononostante, Lakers e Clippers hanno ragioni per ritenere inalterate le possibilità di assicurarsi il giocatore l’estate prossima.

MVProf

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