O Canada!

Dopo un’avvincente serie, i Toronto Raptors vincono il loro primo titolo

I Toronto Raptors sono i campioni NBA per la stagione 2018-19. Per i canadesi, si tratta del primo successo della loro storia. La consacrazione è arrivata dopo sei partite della serie finale contro i campioni dei Golden State Warriors, che fino all’ultimo hanno venduto cara la pelle. La forza di Toronto è stata quella di trovare in ciascuna vittoria un protagonista diverso all’interno delle proprie (lunghe) rotazioni. In Gara 1 è stata la volta di Paskal Siakam con 32 punti con un illegale 82% al tiro, in Gara 3 Danny Green è esploso con sei triple a bersaglio, mentre in Gara 4 Serge Ibaka ha vissuto una sorta di seconda giovinezza dalla panchina. Nella decisiva Gara 6, il contributo è stato totale, con almeno venti punti da Siakam, Lowry, VanVleet e ovviamente Kawhi Leonard. Grazie ai suoi 28.5 punti, 9.8 rimbalzi e 4.2 assist all’interno delle sei partite, l’ala dei Raptors è stato eletto Finals MVP: prima di lui, solo LeBron James e Kareem Abdul-Jabbar erano stati in grado di vincere tale titolo in due squadre diverse.

Ancora più incredibile è che lo stesso Kawhi sia stato in grado di spegnere i sogni di three-peat sia dei Miami Heat che dei Warriors, ora pieni di dubbi circa il proprio futuro. Dal punto dei vista di Golden State, rimarrà a lungo la delusione per non aver potuto competere alla pari con i canadesi. La serie si è decisa in Gara 4, quando i Warriors avevano l’opportunità di riportare la serie in parità e quindi giocarsi le proprie carte in una mini-serie al meglio delle tre. La seconda sconfitta consecutiva alla Oracle ha assestato un colpo durissimo alle chance di vittoria dei Warriors, e nelle successive due partite i KO di Kevin Durant e di Klay Thompson li hanno condannati all’inevitabile resa. Pur senza una controprova certa, i dodici minuti di KD all’interno della serie sono stati una piccola, ma chiara indicazione che con un roster al completo i californiani avrebbero forse vinto il loro terzo titolo in altrettanti anni. Tuttavia, è altresì vero che gli stessi Warriors in passato avevano beneficiato degli infortuni di alcuni illustri Kawhi Leonard NBA Finals 2019avversari negli anni passati (Conley, Irving, Love, Nurkic e lo scorso anno Kawhi stesso). E così il logorio di cinque anni di finali hanno presentato il loro conto nel momento peggiore.

Dovendo trovare una narrativa che descriva al meglio la lunga cavalcata che ha portato al successo la franchigia, la parola d’ordine non può che essere riscatto. È stato il riscatto di Masai Ujiri, GM molto apprezzato nell’ambiente, ma che a Denver non era riuscito a far fare il salto di qualità definitivo alla squadra e che con la trade del beniamino di casa DeMar DeRozan ha rischiato il tutto per tutto. È stato il riscatto anche di Nick Nurse, che fino al 2013 era un anonimo allenatore di G-League della succursale di Toronto. Sei anni più tardi, il rookie coach non solo è riuscito a far meglio di un ex COY come Dwane Casey, ma ha addirittura surclassato un guru della panchina come Steve Kerr. Fra i giocatori, impossibile non citare Kyle Lowry, la cui carriera sembrava ormai destinata a essere quella dell’eterno incompiuto, visto anche il bagel della prima partita di questa postseason. E poi i “non-così-bolliti” Gasol e Ibaka, VanVleet con un figlio in più ma un dente in meno, e pure Jeremy Lin, non un fattore in campo, ma di certo il momento clou di una delle carriere più incredibili di sempre. Da non sottovalutare anche Drake, che può finalmente archiviare la propria sanguinosa maledizione.

A livello collettivo, è stato il riscatto per l’intera nazione del Canada, a secco di titoli nelle quattro maggiori leghe nordamericane dal 1993, e proprio per i Raptors, alla prima presenza alle Finals dalla propria fondazione del 1995 dopo tante dolorose eliminazione per mano di King James. E la storia ha rischiato più volte di ripetersi anche quest’anno. In questi playoff, i Raptors si sono infatti trovati a inseguire contro Orlando sullo 0-1, contro Philadelphia sull’1-2 e poi contro Milwaukee sullo 0-2. I vecchi Raps con ogni probabilità non avrebbero resistito a tali bordate e sarebbero mestamente affondati nelle classiche sabbie mobili della postseason. La differenza l’ha però fatta Kawhi. Il riscatto di Leonard merita di essere eviscerato per intero e di concludere l’epopea di questa vittoria. La scorsa stagione è stata un vero incubo, vissuta a metà fra i veleni provenienti dai San Antonio Spurs e il rischio che il fisico ne avrebbe compromesso il resto della carriera. Trattato con i guanti da una franchigia che ora ha tutte le carte in regola per convincerlo a restare, Kawhi ha trascinato Toronto con la sua leadership silenziosa, dimostrando al resto della lega che non gli occorre essere in squadra con una più superstar per poter vincere il titolo.

MVProf

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