Nuove regole in NCAA

Le nuove proposte dell’NCAA creano più problemi di quanti ne risolvano

In questi giorni la NCAA ha proposto una serie di cambiamenti al proprio regolamento. Fra le novità, due spiccano in maniera particolare. In primo luogo, ai talenti di élite sarà ora permesso avere relazioni ufficiali con gli agenti. Questo riguarda i giocatori di high school e quelli di college. Gli agenti potranno pagare per i pasti, l’alloggio e i trasporti dei giocatori durante la fase di negoziazione con le squadre professioniste. Tali agenti dovranno essere certificati dall’NCAA stessa e i loro rapporti con i giocatori dovranno cessare nel momento in cui questi ultimi decideranno di iscriversi a un college. Già fin da ora, queste proposte creano ben tre problemi distinti. In primo luogo, quello di identificare tali talenti. Stando al comunicato, il compito di porre l’etichetta “élite” ricadrà su USA Basketball. Per essere riconosciuto come élite i giovani talenti dovranno essere stati invitati ad un camp di USA basketball prima del proprio senior year.

I vertici del basket a stelle e strisce, tuttavia, si sono detti presi alla sprovvista da tale compito da loro non ancora approvato. In più, non è stata fornita alcuna indicazione su come ciò impatterà i talenti di diversa nazionalità. Il secondo problema riguarda l’eleggibilità degli agenti stessi. Stando allo Uniform Athlete Agent Act (UAAA), quanto proposto dall’NCAA viola i loro regolamenti. Perciò l’implementazione di tale concessione resta subordinata ad una modifica da parte della UAAA del proprio statuto. Infine, rimane sospesa anche la questione dei giocatori di high school. Il loro coinvolgimento sarà omologato se Risultati immagini per ncaa basketballe solo se l’NBA non modificherà la propria regola circa il limite d’età. In altre parole, l’NCAA ha subordinato le sue modifiche al precedente cambiamento degli stessi di tre enti diversi.

La seconda novità riguarda la possibilità da parte dei giocatori di ritornare al college nel caso di mancata chiamata al draft. Nel 2018, ad esempio, 100 giocatori si sono dichiarati eleggibili per il draft, ma solo 41 sono poi stati draftati in NBA. Col nuovo regolamento, i 40 giocatori undrafted non rimarrebbero senza idoneità di ripartire dal college, ma avrebbero facoltà tornare sui banchi di scuola. Per quanto questo suoni incoraggiante in teoria, a sua volta ciò si scontra con numerosi ostacoli. In realtà, la tempistica si va a scontrare con le esigenze dei vari programmi di college basket del Paese. Infatti, generalmente i giocatori di high school rendono noto il proprio commitment per il college nel periodo che va da novembre a metà maggio. A sua volta, la Combine si svolge nella seconda metà di maggio.

Questo significa che un giocatore che a fine maggio decidesse di tornare al proprio college d’appartenenza potrebbe trovarsi senza posto in squadra e senza borsa di studio. Un trasferimento a un’altra scuola potrebbe essere una soluzione, ma il regolamento attuale obbligherebbe il giocatore a restare fermo per un anno prima di tornare in campo. Nulla di quanto proposto dall’NCAA andrebbe a risolvere questo ostacolo. Per di più, il nuovo regolamento riguarderebbe una fetta davvero minima di giocatori. Generalmente, i giocatori non scelti al draft scelgono di giocare oltreoceano per monetizzare i propri talenti. È difficile immaginare che un giocatore scelga di tornare all’amateurism non remunerato dell’NCAA piuttosto che firmare contratti redditizi altrove. In conclusione, le novità annunciate dall’NCAA si configurano come tardive e imprecise, nonché lontane dal porre rimedio a questioni ben più rilevanti.

MVProf

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