NBA Preview – Pacific Division

Analisi division per division di tutte le squadre NBA

GOLDEN STATE WARRIORS  Golden State Warriors logo   

La caccia al titolo NBA riparte fra poche ore e i Golden State Warriors faranno ancora una volta la parte della volpe. La squadra che ha vinto 3 delle ultime 4 NBA Finals non solo ha mantenuto tutti i suoi migliori giocatori, ma ha addirittura aggiunto DeMarcus Cousins. L’ex Kings e Pelicans avrà tempo per recuperare dal suo infortunio al tendine d’Achille e potrebbe non vedere il campo fino a gennaio. In sua assenza, Bell e Looney si spartiranno i minuti da centro, fermo restano il ruolo di Draymond Green come 5 tattico degli Hamptons Five. L’estate ha però portato via diversi elementi della panchina e per i Dubs arrivare freschi e motivati a maggio/giugno è ben più importante di inanellare 65 o più vittorie in regular season. Paradossalmente, lo scenario migliore del threepeat potrebbe portare con sé la parola fine, con DMC, Durant e Klay tutti in scadenza e perciò forse invogliati a tentare nuove avventure altrove. Per quest’anno, però, i Warriors restano la squadra da battere.

LOS ANGELES CLIPPERS Los Angeles Clippers logo

In una Western Conference sostanzialmente divisa in due tronconi, i Los Angeles Clippers sono forse l’unica squadra nella terra di nessuno. La scorsa stagione dei Clips è stata caratterizzata dai tanti infortuni prima e dagli addii di Blake Griffin e DeAndre Jordan poi. Con la fine della sfortunata epoca di Lob City, la franchigia si ritrova con tanti solidi veterani come Lou Williams, Milos Teodosic, Avery Bradley e Patrick Beverley, più giovani interessanti come Tobias Harris, Shai Gilgeous-Alexander e Jerome Robinson. In più in estate sono arrivati Mbah a Moute, Mike Scott e Marcin Gortat. Danilo Gallinari è forse il giocatore di maggior talento, ma l’arcinota fragilità difficilmente lo rende un uomo franchigia. Con un simile raggruppamento, i playoff non sono una chimera, ma ci sono almeno 8 squadre meglio attrezzate. L’obiettivo nel breve termine potrebbe essere quello di inserirsi nella lotta per Jimmy Butler, mentre quello a medio/lungo termine è per l’estate del 2019, quando prede del calibro di Kawhi Leonard saranno disponibili.

LOS ANGELES LAKERS Los Angeles Lakers logo

Inizia l’era dello Showtime 2K per i Los Angeles Lakers. La notizia dell’estate non può che essere il tanto atteso arrivo a LA di LeBron James – osteggiato da alcuni fan radicali di Kobe, ma presto idolo di tutti i losangeleni di fede giallo-viola. La squadra costruitagli addosso è quantomeno bizzarra e dà l’idea di essere ancora in via di definizione. La squadra è divisa in due tronconi: da una parte il “meme team” dei veterani (Stephenson, Rondo, Beasley e McGee), dall’altra parte le nuove leve (Ball, Kuzma, Hart e Ingram). Contrariamente alle aspettative, né PG13 né Kawhi sono arrivati allo Staples. Per ora. Ma già così costituiti, i Lakers puntano decisi ai playoff. Chiave delle loro fortune sarà il ruolo di Lonzo Ball con King James, specie quando lontano dal pallone come tiratore. E viceversa. Per LBJ, l’arrivo a Miami e il ritorno a Cleveland sono stati contraddistinti da partenze lente (rispettivamente 10-8 e 8-7 nel primo mese), ma ciò che importa è il finale. Vegas dà ai nuovi Lakers 48 vittorie, sufficienti per il 5° posto ad ovest. Una stima forse troppo generosa.

PHOENIX SUNS Phoenix Suns logo

Nuovo anno, nuove mosse disfunzionali in casa Phoenix Suns. L’anno scorso dopo 3 partite era già saltato Earl Watson (comunque consolatosi con Joy Taylor) ed Eric Bledsoe aveva twittato “I don’t wanna be here.” Quest’anno a otto giorni dall’inizio della stagione il GM Ryan McDonough è stato licenziato, con l’ex Heat James Jones in pole position per sostituirlo. L’ultima mossa rilevante del GM uscente è stata quella di scegliere Deandre Ayton all’ultimo draft per rilanciare le quotazioni dei Suns. Scelta in qualche modo sorprendente, sia per la direzione quasi opposta rispetto all’evoluzione del gioco sia per i rapporti di reciproca conoscenza fra il neo coach Kokoskov e Luka Doncic. Un europeo va bene – avranno pensato – ma due anche no. Il roster ha subito profonde trasformazioni in estate: gli unici veterani, oltre al 36enne Chandler, sono Ariza e Anderson, arrivati a braccetto da Houston. Il resto sono tutti giocatori ventenni alle prime armi e questo porterà agli inevitabili growing pain. Ciò si tradurrà in un’altra stagione fra le peggiori ad ovest.

SACRAMENTO KINGS Sacramento Kings logo

I Sacramento Kings hanno scelto a loro volta un lungo, Marvin Bagley III, per il loro tanto atteso rilancio. L’ex Duke è ormai l’ennesima lottery pick investita del compito di ridare lustro a una franchigia disgraziata che manca i playoff da 12 anni. Il talento e la gioventù abbondano, almeno in teoria. Cauley-Stein, Hield, Ferrell, McLemore, Mason III, Jackson, Labissiere, Fox, Giles III e Bagley sono tutti nati fra il 1993 e il 1999. A parte Koufos, Shumpert e Z-Bo, nessun giocatore ha più di 3 anni di esperienza in NBA e questo lascia ancora più spazio ai giovani della cantera di prendere in mano la squadra. Le redini del gioco saranno affidate a Fox – alti e bassi nel suo anno da rookie – mentre Giles ritorna dopo essere stato martoriato da infortuni e sfortuna. Per Bagley fondamentale trovare una collocazione tattica per non restare uno dei tanti dal grande atletismo, ma poca sostanza. Pur senza motivi per fare tanking, Vegas prevede 25.5 W, il secondo peggior record. Senza prospettive di sorta per il 2018, l’unica raison d’être della stagione sarà capire chi vale l’NBA e chi no.

MVProf

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