Hack-a-compromise

Il fallo intenzionale verrà d’ora in avanti sanzionato in maniera più dura dalla NBA

Il Commissioner NBA Adam Silver ha annunciato una serie di cambiamenti in materia di falli intenzionali lontani dalla palla, volti a penalizzare giocatori con basse percentuali ai tiri liberi. Tattica passata alla storia come Hack-a-Shaq, primo a ricevere il trattamento di favore, con varianti a seconda del nome del malcapitato. Ecco alcuni estratti dell’annuncio di Silver:

“The current rule for away-from-the-play fouls applicable to the last two minutes of the fourth period (and last two minutes of any overtime)—pursuant to which the fouled team is awarded one free throw and retains possession of the ball—will be extended to the last two minutes of each period.”

Tradotto in sintesi, niente più falli intenzionali negli ultimi due minuti di ogni quarto, pena libero e possesso. Secondo Howard Beck di Bleacher Report, questa modifica del regolamento dovrebbe portare ad una diminuzione di falli intenzionali del 45%, dopo che gli stessi sono aumentati di 16 volte negli ultimi cinque anni. Oltre a questa modifica del regolamento, un altro aggiustamento entrerà in vigore il prossimo anno:

“It will presumptively be considered a flagrant foul if a player jumps on an opponent’s back to commit a deliberate foul,” [considerati come] “dangerous or excessively hard deliberate fouls.”

C’è un solo modo per commentare questa notizia: un compromesso. Negli ultimi mesi molti esperti hanno suggerito diverse soluzioni alternative, come dare tre tiri liberi invece di due, equiparando il fallo lontano dalla palla come uno su un tiro da 3. Altri invece hanno proposto di far NeLsVvZ.gifscegliere alla squadra che subisce il fallo se tirare i liberi o tenere il possesso, o ancora di vietare i falli nella metà campo difensiva. Ad ogni modo, un cambiamento così radicale non andrebbe ad inficiare il gioco negli ultimi, decisivi minuti delle partite, dove il fallo intenzionale – diretto solo a chi è in possesso della palla – è parte di una strategia di diverso tipo. Sull’argomento i fan paiono dividersi. Ma con una rumorosa maggioranza a far notare che giocatori professionisti pagati profumatamente – e quest’anno come non mai – non dovrebbero avere scuse di sorta per non essere in grado di segnare il canestro più facile del gioco. A quel punto, allora perché non alzare il ferro per rendere più difficili le schiacciate, per complicare la vita ai Clippers? O perché non allargare la linea da tre punti, per rallentare Golden State? A prescindere da ciò, la mozione di Silver è passata col necessario quorum dei due terzi dei proprietari, che sono parsi soddisfatti della modifica.

Silver sa bene che l’NBA è intrattenimento prima che uno sport in senso stretto. In fin dei conti, fra NBA e WWE i punti in comune sono diversi. Infatti, è indubbio che la lega “manipoli” ad hoc pubblicità e opinione pubblica per arrivare al main event di giugno con le squadre che possono fornire le storyline più intriganti anche per lo spettatore più occasionale. Il grande rimpianto del predecessore David Stern, sportivamente parlando, è il non essere riuscito a ritrovarsi in finale Kobe vs LeBron, coi rating che sarebbero volati fuori dalla stratosfera. Ma se Stern ha reso il giorno di Natale imperdibile per i fan con a partite di prim’ordine invece che generate a random da un computer, è stato per rendere l’NBA più emozionante. Se Silver ha tolto il posto ai playoff assicurato alle vincitrici di division, ridistribuendolo alle migliori otto di ogni conference, è per rendere l’NBA più emozionante. E se mai lo stesso Silver ridistribuirà i sedici biglietti di accesso ai playoff alle migliori sedici squadre a prescindere dalla conference, sarà di nuovo per lo stesso motivo. Al contrario, difficile trovare chi possa divertenti i 64 tiri liberi tentati in Gara 2 dei playoff 2015 fra Clippers e Rockets.

Proviamo a non essere prigioniero del presente e guardiamo indietro alla storia del gioco. Atleti dominanti come Bill Russell (NCAA, interferenza offensiva e allargamento del pitturato), Wilt Chamberlain (NBA, interferenza offensiva e allargamento del pitturato) e Kareem Abdul-Jabbar (NCAA, divieto di schiacciare) hanno causato cambiamenti significativi 12f310fe0a5a7825124826295d9fe8c9.jpgnella storia del gioco. Eppure nessuno oggi si lamenta. Il gioco è un animale che segue determinate fasi ed evoluzioni. Questo momento storico esso richiede che centri come DeAndre Jordan, Andre Drummond e Dwight Howard siano protetti dalla nuova regola. È possibile che questo si inserirà nel ciclo già in fase avanzata di evoluzione della posizione del centro. Una decina di anni fa, sette piedi come Anthony DavisKristaps Porzingis non avrebbero avuto allenatori così matti da farli allenare al tiro dal perimetro. Ma gli stretch four e five, lunghi che allargano il campo, sono ora merce preziosa che fa vincere anelli.In altre parole, col proliferare di centri con mani educate avremo sempre meno necessità di scontrarci con cose come il fallo intenzionale. Insomma, quella di Silver è la mossa giusta, una di tipo attendista. Se a luglio 2017 i risultati non si saranno visti, probabilmente ritornerà a sedersi coi trenta proprietari per capire come mettere un’ulteriore pezza. Più che con questioni di tattica, il fallo intenzionale si scontra con la filosofia del gioco. Trarre vantaggio dal commettere un’infrazione è contro l’idea stessa di sport e nulla ha a che fare con l’altezza del ferro o le dimensioni dell’arco.

Nel mondo NBA c’è una mentalità diversa.Gregg Popovich è da anni un noto approfittatore di una regola che lui stesso definisce “awful” (oscena). Pop è troppo vecchia scuola per proporre un cambiamento, ma ricorderete nel 2008 quando fece commettere fallo intenzionale su Shaq dopo appena cinque secondi dalla prima palla a due della stagione Spurs. Goliardata quanto vi pare, ma forse Pop era avanti a tutti anche allora: vi sembra basket quello?

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MVProf

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