Gronk dice basta

Rob Gronkowski dice addio ai Pats dopo una carriera straordinaria

Aveva detto che gli sarebbe servito un po’ di tempo per meditare e per prendere una decisione sul proprio futuro. Domenica, a sette settimane esatte dal trionfo nel Super Bowl LIII, Rob Gronkowski ha ufficialmente deciso di ritirarsi. La sua scelta è stata comunicata su Instagram tramite la foto di un esultante Gronk con in mano il Lombardi Trophy e una lunga didascalia. Questa conteneva tutti i dovuti ringraziamenti di rito a chi lo ha aiutato a crescere, come Mr. Kraft, coach Bill Belichick e tutti i fan dei New England Patriots. Le 9 stagioni vissute a Boston sono certamente state esaltanti per Gronk: 5 Pro Bowl, 4 First Team All-Pro e soprattutto 3 vittorie al Super Bowl. In più, i suoi 79 touchdown in 115 partite gli conferiscono una media di 0.69 TD a partita, più di ogni tight end della storia. Queste cifre rendono la sua induzione nella Hall of Fame una pura formalità, benché abbia smesso di giocare a soli 29 anni. Prima di lui, solo Jim Brown e Gale Sayers hanno avuto questo privilegio prima dei 30.

Al di là dei numeri, bastano gli highlight delle migliori giocate della sua carriera per capire appieno quanto fosse dominante. La maggior parte dei filmati ritraggono infatti orde di avversari che tentano invano di aggrapparsi sul suo corpo mastodontico e altri umiliati da Rob Gronkowski spikepoderosi stiff arm sulla via dell’end zone. Col tempo, i placcaggi si sono però fatti sempre più duri e al limite del legale, compromettendone la salute. Anno dopo anno, gli infortuni hanno cominciato ad accumularsi e alla fine hanno presentato il conto. La lista comprende distorsioni, commozioni cerebrali, strappi muscolari. fratture a braccia e vertebre, più un crociato saltato. Troppo per andare avanti senza patire atroci dolori, specie non avendo più nulla da dimostrare. Già lo scorso anno Gronk aveva meditato il ritiro, specialmente quando ne era stata ventilata la trade ai Detroit Lions. Membro dei Patriots fin dal suo draft del 2010, lui però non poteva immaginarsi con colori diversi e non più nel ruolo di fido scudiero di Tom Brady, grande compagno dentro e fuori dal campo.

Il suo 2018 è stato difficile, anche se da lineman aggiunto ha continuato a comandare. Si era però tenuto un’ultima freccia al suo arco, spesa nel momento cruciale della stagione. Sul 3-3 a metà 4° quarto del Super Bowl, la sua ricezione nel traffico da 29 yard è stata fondamentale nel portare i Pats in posizione per segnare l’unico touchdown dell’incontro. La successiva parata per le vie di Boston sul Duck Boat lo ha di nuovo visto dominare la festa come in ogni offseason, pur con la sensazione agrodolce che si trattasse al contempo della sua festa di addio. Sostituirlo non sarà facile. Anzi, sarà impossibile. Persa l’occasione per firmare Jared Cook e per convincere Martellus Bennett a tornare dal ritiro, l’attacco dei Patriots resta sguarnito in una posizione chiave dell’attacco. Appese le scarpe al chiodo, Gronk avrà ora l’imbarazzo della scelta su cosa fare del suo tempo libero, fra offerte per tv, wrestling e tanto altro. Tenendo però sempre un occhio al cielo, nel caso il suo compare col numero 12 dovesse accendere in caso di difficoltà il Gronk-segnale.

MVProf

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