La coppia più bella del Mondiale

Megan Rapinoe e Sue Bird sono oggi la coppia più potente degli USA

All’interno del mondo dello sport, le vicende delle coppie di atleti hanno sempre avuto un posto speciale nell’immaginario collettivo, sia che si trattasse di storie di successo come per Steffi Graf e Andre Agassi, sia che tali unioni finissero invece in fragorosi fallimenti, come accaduto a Anna Kournikova e Sergei Fedorov. Pur con giugno – il pride month – ormai giunto ai titoli di coda, questi ultimi giorni offrono materiale in abbondanza per parlare di una delle grandi super coppie di atlete dei tempi moderni, ovvero Sue Bird e Megan Rapinoe. La prima è una leggenda del basket femminile, con un palmarès che vanta 3 titoli WNBA con le Seattle Storm e 11 apparizioni al WNBA All-Star Game, più 5 successi in Eurolega, 4 ori olimpici e 2 titoli NCAA. La seconda è un’ala delle Seattle Reign e una delle punte di diamante della nazionale femminile di calcio USA, con all’attivo 157 presenze e 49 goal che sono fruttati una coppa del mondo e un oro olimpico. Proprio quest’ultima è attualmente impegnata nel Mondiale di Francia, dove con le compagne è appena approdata in finale e spera di centrare uno storico repeat.

I motivi che in questi ultimi tempi hanno portato la coppia sulle prime pagine dei giornali sono, nel bene e nel male, solo incidentalmente legate a quanto fatto con un pallone. La natura stessa di Rapinoe, autodefinitasi a walking protest, l’ha spesso portata a scontrarsi con l’establishment nel suo schierarsi in difesa di diverse cause nobili. Dal suo coming out ai tempi del college, è ad esempio un’ambasciatrice di iniziative legate al mondo LGBTQ, come l’organizzazione no-profit Athlete Ally che combatte l’omofobia e la transfobia nello sport. Un’altra battaglia risale al 2015, quando, forte Megan Rapinoe Sue Birddella vittoria al Mondiale, la co-capitana USA ha guidato le compagne di nazionale in una causa intentata contro la federazione americana per ottenere una compensazione più equa rispetto alla nazionale maschile. Nel 2016 è poi finita ancor di più nell’occhio del ciclone, non appena – sull’onda della protesta di Colin Kaepernick Rapinoe è rimasta in ginocchio durante l’inno americano, ricevendo una serie di critiche non dissimili da quelle riservate all’ex QB dei Niners.

La polemica è riemersa in questi giorni, quando durante un servizio per Eight by Eight Rapinoe ha affermato “I’m not going to the fucking White House,” in risposta alla possibilità di celebrare il successo mondiale a Washington DC. La reazione del presidente Donald Trump, la cui distanza di vedute da lei è tanto marcata quanto lo stile delle rispettive capigliature, non si è fatta attendere e, come spesso accade, è arrivata tramite Twitter. Prima di parlare dovrebbe pensare a vincere e a non mancare di rispetto al Paese, la risposta in sintesi del POTUS. Sfida raccolta dalle americane e dalla giocatrice dai capelli rosa, che ha segnato una magistrale doppietta alla Francia e ha esultato in stile Massimo Decimo Meridio facendo peraltro venire un colpo apoplettico a Piers Morgan (e non sarà l’ultima esultanza made in USA ad andare di traverso al britannico…). A giungere in supporto della compagna è quindi arrivata Sue Bird, che ha messo nero su bianco i suoi pensieri su The Players’ Tribune.

Un anno fa, la loro apparizione sul magazine di ESPN “Body Issue” aveva fatto clamore per il fatto di essere la prima coppia dello stesso sesso a far parte dello storico servizio, arrivando addirittura a posare per la copertina e dare una sana immagine di quello che è il new normal. Ora, a rompere un’altra barriera sono state invece le potenti parole di Bird nel suo iconico pezzo intitolato “So the President F*cking Hates My Girlfriend.” All’interno dell’articolo diviso in undici punti, la cestista tocca tutta una serie di temi caldi legati allo sport, la politica e l’amore, in quella che è ben più di una semplice apologia della compagna. Il climax del discorso poggia su quell’esultanza a braccia aperte della sua donna divenuta una delle immagini-simbolo dell’intero movimento calcistico americano. Non solo perché rappresenta al meglio Rapinoe nel suo essere del tutto imperturbabile davanti alle sfide più dure, ma anche in quanto polaroid di momento in cui una sola donna dai capelli rosa ha avuto un’intera nazione ai suoi piedi.

It was like the entire country, all at once, said — Soccer? YES. Women’s soccer? YES. An openly gay superstar swagging out with two goals and batsh*t celebrations and leading us to a huge-ass win in women’s soccer? YES. That same openly gay superstar not just taking some preapproved level of pride in her sexuality, but actually being the world’s biggest most kissable goofball queen and literally crediting her sexuality for those two goals and her batsh*t celebrations and our huge-ass win in women’s soccer? YES.

Con la sola Olanda a frapporsi fra le americane e il loro quarto trionfo mondiale, il tema del possibile invito di Trump resterà una questione aperta. Sebbene festeggiare un titolo alla Casa Bianca sia una tradizione che risale al 1865, l’attuale presidente USA, come sottolineato da Bird, pare avere una spiccata faziosità quando si tratta di estendere tali inviti. Ad esempio, nel 2018 l’invito ai Philadelphia Eagles, estremamente vocali nella loro opposizione a Trump, era stato revocato per scarsa partecipazione, ma ancora più disdicevole è stato la mancata convocazione agli ultimi due team vincitori della WNBA, fra i quali proprio la Seattle di Bird. Perciò, anche se questa domenica lo USNWT dovesse nuovamente alzare la Coppa del Mondo, non aspettatevi di trovare la chioma di Megan Rapinoe su Pennsylvania Avenue tanto presto. Invitata o no, è certo che lei e Sue Bird troveranno qualche maniera innovativa di rompere col passato celebrando a modo loro. E mostrare una volta in più che la banale normalità, in fondo, è tremendamente sopravvalutata.

MVProf

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