I Warriors del futuro

Golden State si trova davanti a scelte difficili nel pianificare il suo avvenire

Come si fa a rialzarsi dopo una delusione? Alcuni si ostinano a ripetere le proprie scelte certi di ottenere un risultato migliore, mentre altri optano per un taglio radicale col passato. Il caso dei Golden State Warriors, pur in termini cestistici, è decisamente analogo. L’ultima volta che i Warriors sono finiti KO al termine delle Finals, la scelta è stata rivoluzionare se stessi e l’intera NBA aggiungendo al loro già ottimo nucleo un certo Kevin Durant. Tre anni più tardi, Golden State si trova di nuovo a fare i conti con le scorie di una sconfitta, ma con prospettive meno pirotecniche. Per trattare il tema dei numerosi spunti dell’ormai prossima free agency della squadra della Baia è obbligatorio devolvere una generosa percentuale dell’articolo alla situazione di KD, sulla cui decisione passerà molto del futuro prossimo dei Dubs. Abbiamo già dato conto delle modalità del suo infortunio e del percorso di recupero all’orizzonte, e ora è il momento di entrare nello specifico per quanto riguarda la parte contrattuale. Partiamo con lo scenario più a breve termine.

Ciò riguarda la player option da $31.5M in mano a Durant: esercitandola, avrebbe modo di tagliare il nastro al futuristico Chase Center di San Francisco e mantenere in vita, anche solo sulla carta, il mito degli Hamptons Five nei lunghi mesi della sua riabilitazione. Il vantaggio di fare opt-in sta nel fatto di poter usufruire di un anno di rehab dorata senza pressioni, e poi scegliere con tutta calma la prossima mossa per il futuro. D’altro canto, da un punto di vista finanziario tale mossa sarebbe irresponsabile. Certo, KD fa parte di un rarefatto gruppo di atleti in grado di firmare un contratto multimilionario a dispetto di uno stato di salute compromesso, ma perché rischiare le deleterie conseguenze di una ricaduta? Se per qualche malaugurata ragione Durant dovesse riaggravare il suo infortunio, a quel punto il suo futuro stesso nell’Association potrebbe essere in serio pericolo. Sebbene il suo patrimonio personale stimato in quasi $200M non lo ponga certo sulla soglia della povertà, bruciarsi la possibilità di raddoppiare il suo conto in banca sarebbe folle.

Le strade che invece porterebbero il giocatore a capitalizzare immediatamente con un esorbitante giorno di paga sono tre. La prima porterebbe Durant a firmare un contratto da 5 anni a $220M con i Dubs, possibilità che rappresenta l’obiettivo primario dei californiani. La seconda opzione porterebbe all’immediata separazione delle due parti e “solo” $160M circa nelle tasche di KD: in tal caso, la lista delle squadre interessate vede in testa Knicks, Nets e Clippers. L’opzione più “esotica” è stata portata alla luce in questi giorni da Brian Windhorst di ESPN: trattasi di una sorta di sign-and-trade dilazionato. L’ex OKC firmerebbe un quinquennale con i Warriors, salvo passare solo il 2020 in The City per poi essere scambiato altrove per i rimanenti quattro anni. L’idea può rivelarsi una vittoria per tutti: Durant ottiene quasi $60M in più, i Dubs ricevono un pacchetto di giocatori per rimpolpare il Curry Thompson Greenroster e l’altra squadra coinvolta ottiene KD per i successivi quattro anni invece di tre. L’unico rischio è che nell’arco di un anno NBA – come da tradizione 9 folli mesi in continuo mutamento – qualcuno cambi idea e faccia saltare il banco.

La conseguenza di tale scelta cruciale di Durant innescherà il più classico degli effetti domino, specie per Golden State. Se lo scorso novembre Draymond Green aveva preso il compagno a male parole sfidandolo ad andare via, perché tanto loro avrebbero vinto anche senza di lui, ora le ultime Finals hanno raccontato una storia decisamente diversa. Pur con l’handicap degli infortuni a molti giocatori-chiave del team, l’assenza di KD ha reso lapalissiano l’enorme difficoltà dei Warriors nel trovare giocatori in grado di portare alla causa punti con continuità. Una statistica su tutte lo dimostra: con lui in campo, la squadra ha il miglior Offensive Rating della lega con 120.7 punti su 100 possessi, mentre con lui in panchina la squadra precipita al 26° posto con 106.9. Non è certo stato il caso di Klay Thompson, MVP morale dei Warriors nonché guerriero di nome e di fatto per la sua ferrea volontà di scendere in campo anche su una gamba sola. Per il secondo free agent più importante del team, Myers non dovrebbe avere la minima riserva nell’offrire allo Splash Brother un max contract da $190M per 5 anni, sebbene il figlio di Mychal potrebbe restare fermo per infortunio per l’intera stagione 2020.

Altro pezzo pregiato sul mercato è DeMarcus Cousins, giocatore al quale gli infortuni non hanno permesso di integrarsi a dovere nelle rotazioni di coach Kerr. Nelle 30 partite stagionali giocate, Boogie ha messo a referto 16.3 punti, 8.2 rimbalzi e 1.5 stoppate – numeri in comprensibile calo rispetto al passato, dopo una stagione trascorsa in buona parte a riprendersi da due seri infortuni. A soli 28 anni, l’ex King si è detto aperto alla possibilità di restare nella Baia, certo consapevole che senza Klay e/o KD il suo ruolo diventerebbe preminente. Detto ciò, in assenza dei suoi Bird Rights i Dubs possono offrirgli solo $6.4M, mentre è legittimo pensare che il centro cerchi a questo punto una maggiore sicurezza economica per il futuro. Il compagno di reparto Kevon Looney è certamente un role player, ma dopo una stagione in cui ha registrato career-high in numerosi campi statistici e dei playoff da combattente vero, ambirà legittimamente a un aumento di verdoni sostanzioso. Lo scorso anno l’ex UCLA era stato firmato al minimo salariale e ora il suo cartellino potrebbe essere lievitato attorno al valore di una taxpayer mid-level exception, ossia $5.7M.

Le decisioni dell’imminente offseason andranno comunque prese con un occhio ben oltre la stagione 2019-20. La prossima estate, un altro pezzo storico del team come Green andrà a sua volta in scadenza. Se dovesse raggiungere determinati obiettivi, fra un anno il figlio di Saginaw potrebbe essere eleggibile per un super-max da $228M per 5 anni. L’apparente impossibilità di una tale offerta da parte dei Warriors non è legata solo a questioni di età o rendimento. Negli ultimi due anni, la proprietà ha sborsato un totale di $196.8M tra stipendi e luxury tax, e solo per il prossimo anno Bobby Marks di ESPN ha stimato che il costo complessiva di mantenere lo stesso gruppo schizzerebbe attorno ai $380M. Cifra folle? Aspettate di sentire questa allora: proiettando tali cifre per i successivi quattro anni, il totale arriva a $1.6 miliardi. Per fare un paragone, l’intero Chase Center è costato $300M in meno. A questo punto ci siamo addentrati piuttosto in profondità all’interno della tana del Bianconiglio e ubriacati di numeri. Allora è obbligatorio fare ritorno alla premessa iniziale: per capire cosa ne sarà dei Warriors del futuro bisognerà aspettare di sapere quale scelta compirà Kevin Durant.

MVProf

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