Il calo degli ascolti della NFL

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Secondo una recente analisi degli ascolti tv, sempre meno persone guardano il football. Proviamo a spiegare i perché

In settimana, il commissioner Roger Goodell ha parlato alla stampa relativamente al calo di ascolti del 10-11% fatto registrare nelle prime settimane della stagione 2016. Goodell ha più o meno risposto boh quando interrogato sui possibili perché. La notizia ha fatto drizzare subito le antenne alla stampa, che ha cercato in lungo e in largo i motivi di questa debacle inaspettata (ma non dal sottoscritto!) cheSchermata 2016-10-26 alle 23.32.12.png potrebbe presto espandersi ad altri sport. Un sondaggio di Yahoo condotto su un campione di 1136 americani ha scoperto che il 29% di loro guarda meno partite rispetto a prima. All’interno di questo gruppo, potete vedere in grafica le motivazioni addotte. Personalmente adoro i sondaggi e credo che, quando condotti con cura, siano una risorsa preziosissima. Quando però sono condotti con i piedi diventa facile manipolare i risultati e giungere a conclusioni errate. Esistono varie scuole di pensiero su come scegliere i partecipanti ai sondaggi, ma in generale si vuole mantenere una sostanziale parità fra fasce di sesso, età, razza, ecc… E proprio il modo in cui la fascia d’età è stata scelta può aver portato a risultati sbilanciati.

Il 53% degli intervistati ha 50 anni o più, mentre solo il 13% rappresenta la fascia 18-34 anni. Nel primo caso parliamo di persone nate e cresciute fra gli anni ’50 e ’60, quando la segregazione razziale era la norma e che ora faticano ad adattarsi ad una nuova realtà di integrazione e rispetto, problema che le nuove generazioni hanno in misura assai minore. È quindi facile immaginare che il 40% che ha addossato la colpa alla protesta di Colin Kaepernick annoveri al suo interno una maggioranza bulgara di ultracinquantenni e pochissimi ventenni. Incolpare una protesta non-violenta come motivo per staccarsi dal football è a dir poco capzioso. Le TV a volte non trasmettono neanche i pochi minuti dedicati all’inno e tale protesta non altera in alcun modo i 60 minuti di football giocati sul campo. Semmai può dar fastidio che una minoranza abbia avuto il coraggio di far valere le proprie istanze, ma questo è un fattore sociale, non sportivo. Ad ogni modo, ciò non impedisce a network tendenziosi come Fox News di usare (anche a scopi elettorali) tali dati per diffondere ulteriore veleno in una società americana già profondamente malata. Dando un’occhiata alla sezione dei commenti, si ha la prova del nove di quanto detto sopra: la vasta maggioranza di chi si dice contento dei boicottaggio è composta da ultracinquantenni bianchi, che nei loro profili Facebook supportano un certo Mr. Trump.

Le vere ragioni del calo di ascolti sono altre. Innanzitutto, lo spettacolo offerto dalla NFL si è estremamente annacquato. La lega sta cercando di somministrare agli spettatori sempre più football nell’arco di un numero maggiore di giorni. Si parte dal giovedì sera: mentre il Thursday Night Football in passato era previsto solo saltuariamente, da qualche anno è appuntamento fisso. Giocatori e allenatori odiano, senza timore di smentita, giocare di giovedì, perché lascia pochissimo tempo per guarire dagli acciacchi domenicali e per preparare il piano partita. Il pubblico la pensa allo stesso modo, perché mai trova partite di livello di giovedì, esattamente per i motivi addotti sopra: non si può rischiare di mettere in programma un Brady vs Manning di giovedì, perché storicamente è rarissimo assistere a performance spaziali in partite infrasettimanali. La lega ha provato a mettere un po’ di rossetto al maiale, inaugurando le nuove uniformi del giovedì, quelle della Color Rush, ma la reazione dei fan è stata quantomeno tiepida. Stesso dicasi delle partite giocate a Londra di domenica all’improponibile orario delle 9am ET: mai partite imperdibili per cui valga la pena alzarsi presto. aaron-rodgers-sacked-hip-hop-sports-report.jpgSi tratta più che altro di una mossa pubblicitaria per racimolare fondi pure nella vecchia Europa. Anche i match di cartello, di solito riservati alla domenica sera e al lunedì sera, hanno lasciato molto a desiderare e questo mi conduce al secondo punto.

L’NFL sta drasticamente perdendo di competitività. Beniamini come Peyton Manning, Marshawn Lynch e Calvin Johnson si sono ritirati l’anno scorso, Tom Brady è stato sospeso per 4 gare, Adrian Peterson e Tony Romo si sono infortunati e star affermate come Eli Manning e Aaron Rodgers stanno patendo un periodaccio tanto quanto i giovani rampanti Andrew Luck e Cam Newton. A parte i motivi interni alla lega, ce ne sono altri esterni con cui la NFL può solo convivere. Le finali di NL e AL hanno portato ad un clamoroso matchup per le World Series di MLB. I Cleveland Indians non vincono il titolo dal 1948, mente i Chicago Cubs addirittura dal 1908: questo avvenimento storico ha indubbiamente attratto molti fan e spettatori casuali. Un altro motivo a mio modo di vedere preponderante è la sempre maggiore tendenza degli abbonati al via cavo di operare un downgrade del loro pacchetto e rinunciare ai canali sportivi. Le leghe americane contano in gran parte sul denaro proveniente da chi, paradossalmente, lo sport non lo guarda neanche, ma paga loro una percentuale del suo abbonamento tv. Se non che sempre più persone stanno tentando di stringere la cinghia e risparmiare sul superfluo, e la rinuncia ricade spesso sui canali tv. Per i giovani la tv è addirittura diventata obsoleta, mentre siti di streaming e on-demand come Netflix vedono crescere i propri abbonati ogni mese. Senza contare che gli streaming cosiddetti pirata sono inestinguibili e offrono gratis un servizio praticamente identico alle tv a pagamento.

Ultimo ma non ultimo, la corsa alla Casa Bianca ha di certo sottratto spettatori alle gare di football, con due dei tre dibattiti fra Hillary Clinton e Donald Trump trasmessi in contemporanea con la gara di 160927-trump-clinton-debate-cr_02_6afffbd5c3caa3454879ae151c4f9a1e.nbcnews-fp-1200-800.jpgSunday Night e Monday Night Football. In un tempo in cui l’elezione di uno o dell’altro candidato potrebbe influire in maniera decisiva sulle sorti dell’intero pianeta, la piacevole distrazione rappresentata dal football passa in secondo piano. Il dato è ancor più rilevante se si dà credito all’Huffington Post che ha contato fra i 4 e i 6 milioni di elettori indecisi, con le elezioni ormai a due settimane di distanza. Considerando che i sondaggi raccontano di un serrato testa a testa, non sorprende che per i dibattiti presidenziali sia stata registrata una media di più di 80 milioni di spettatori (record assoluto), molti dei quali stanno ancora decidendo quale candidato rappresenti al meglio il proprio pensiero e i propri valori.

Sarebbe altrettanto disonesto da parte mia non riconoscere che la protesta di Kaepernick sta a suo modo giocando anch’essa un ruolo nel calo degli ascolti, benché non così estremo come presentato dal sondaggio di Yahoo. Al debutto stagionale di Kaepernick contro i Bills, i tifosi di Buffalo avevano allestito un curioso comitato di benvenuto. Al New Era Field si sono uditi fragorosi booo diretti al QB avversario – trattamento in teoria normale riservato ad un giocatore avversario – ma fuori dallo stadio la cosa è sfuggita di mano, fra tifosi che si dilettavano nel placcare manichini in maglia rossa #7 e vistosa parrucca afro, e altri che vendevano magliette in cui il giocatore figurava al centro di un mirino. Parliamo della Bills Mafia, gli stessi tifosi che sono stati ripresi a bere birra dalle chiappe altrui e a fracassare mogli e fidanzate (apparentemente conniventi) attraverso tavoli. Insomma, se sostenere la dignità dei neri d’America porterà all’allontanamento di tali bifolchi bigotti da uno degli sport più appassionanti al mondo, l’NFL ha solo da guadagnarci: forse non dal punto di vista pecuniario, ma nessuno sentirà la mancanza di quei personaggi.

MVProf

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