Cover Four – Week 3

Ogni settimana tratteremo quattro spunti di riflessione più o meno seri donatici dalla National Football League
STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE

E stessi risultati (negativi). Il trasferimento estivo dei Los Angeles Chargers, dal punto di vista logistico, è avvenuto con un semplice viaggio di un paio d’ore da San Diego, roba da fare una macchinata o prendere un Uber godendosi il panorama. In queste settimane, la franchigia sta sperimentando sulla pelle l’adagio che vuole che i problemi seguano le persone a prescindere dai posti in cui sono. Lasciando per una volta da parte Philip Rivers e i suoi atavici osceni intercetti, a LA la squadra ha addirittura accusato nuovi problemi. La squadra gioca al momento allo StubHub Center, stadio degli LA Galaxy da appena 27mila posti, che però i tifosi losangeleni stentano a riempire, azzerando di fatto il fattore campo. Chiaro, aiuterebbe avere una squadra vincente e non una che per la terza stagione di fila inizia l’anno con record negativo, ma il problema è più alla radice. Per distrarsi dal logorio Risultati immagini per grampa simpson gifdella vita moderna – oltre ai discreti panorami californiani – Lakers, Dodgers e Kings regalano (quasi) sempre un ottimo intrattenimento. Perfino, USC e UCLA, squadre di football universitario, registrano più spettatori di Rams e Chargers combinati. La città degli angeli è rimasta senza football professionistico per più di vent’anni e, dopo un tale digiuno, trovarsi con due squadre in due anni ha creato un discreto mal di pancia. Trovare l’intruso non è difficile. Prima del 2017, la tradizione dei Chargers a Los Angeles era durata appena un anno – il 1960, anno della fondazione. In confronto, i Los Angeles Rams hanno giocato in città dal 1946 al 1994 e dagli anni ’80 per un decennio circa si trasferirono in città pure gli Oakland Raiders. Di queste tre squadre NFL che erano destinate a cambiare aria, i Rams hanno scelto di tornare a casa a LA e mentre i Raiders hanno preferito Vegas. I Chargers pare si siano semplicemente imbucati alla festa. Ecco allora che in molti cominciano ad avanzare l’idea che i Chargers dovrebbero fare dietrofront immediatamente, lasciare città e nuovo stadio ancora in costruzione ai Rams, e tornare a San Diego per riparare il torto fatto. Dean Spanos, proprietario dei Chargers, potrebbe essere meno trascinato dalla nostalgia. Solo quest’estate ha sborsato $645M di relocation fee proprio per andarsene da San Diego dopo lunghe trattative. Difficile pensare che l’NFL abbia fornito, insieme allo scontrino, anche la promozione “soddisfatti o rimborsati.

LONDON JAGUARS

L’animale simbolo dell’Inghilterra è storicamente il leone; questi animali condividono con i giaguari la famiglia di appartenenza dei felidi. Non vengono in mente altre spiegazioni se non questa affinità animale per spiegare il perché i Jacksonville Jaguars paiono trasformarsi in una corazzata quando varcano i confini nazionali. Per contratto, la squadra della parte meno sexy della Florida si è recentemente impegnata a giocare una partita all’anno nel regno di sua maestà. La NFL ne guadagna in visibilità e vendita di dita di gommapiuma, i Jags in fanbase – già che in patria è scarsina. Ovviamente, l’NFL si guarda bene dal mandare in Europa pezzi da novanta come Patriots o Packers, e contano a prescindere dal pedigree delle squadre di prendere gli inglesi all’amo con questo bizzarro gioco da Yankees (che sembra rugby, ma meno macho). Dopo le vittorie nel 2015 e nel 2016, la Risultati immagini per london jaguarstendenza della squadra a fare percorso netto oltreoceano è stata confermata anche nel 2017. In quella che è stata una matinée in America, i Jags si sono trovati di fronte i Baltimore Ravens, ancora imbattuti in stagione e in grado di concedere una media di appena 5 punti in due partite finora disputate. Il QB Blake Bortles ha giocato così bene da sembrare Joe Montana: 20 su 31 per 244 yard e 4 TD. Sul 37-0 la squadra si è addirittura concessa il lusso di eseguire un fake punt, mentre la difesa diretta magistralmente da Calais Campbell non ha concesso un singolo punto fino in pieno garbage time, arrivando così al 44-7 finale. Allora ecco l’illuminazione. Visti i problemi che attanagliano i Jags in patria, perché non trasferire tutta la franchigia a Londra? Ok, sarà un po’ traumatico passare dal blu turchese dell’acqua al grigio fumo di Londra, ma apparentemente i giocatori respirano un’aria più salutare a queste latitudini. Cavalcando l’onda lunga del Tamigi, la squadra continuerà a vincere imperterrita, accumulando stagioni su stagioni da imbattuta come non ci fosse un domani. Così si parlerà di Sir Bortles Cuor Di Leone… pardon, Cuor Di Giaguaro, nuovo sovrano inglese. Poi sì, il Super Bowl si organizzerà comunque sempre in America e i Jags non ne vinceranno mezzo, ma questi sono dettagli. In fondo, a chi serve un anello quando si possono indossare i gioielli della corona?

THRILLER NIGHT

Nella notte italiana fra domenica e lunedì quattro partite si sono decise all’ultimo respiro. (NE-HOU) Tom Brady ha lasciato alle spalle la magra prestazione di Week 1 e davanti al pubblico di casa sfoggia la classica prestazione da libro dei record. 25 su 35 per 378 yard, 5 TD e 0 INT. Gli Houston Texans si confermano la consueta gatta da pelare per i New England Patriots come già ai playoff dello scorso anno. Nel finale, su 3rd-and-18 Brady connette splendidamente con Amendola e poi a 23″ dallo scadere con Cooks per la vittoria. Due statistiche a confermare il leggendario status di Brady&Belichick: il primo ha registrato il 51° game-winning drive della carriera (2° all-time), il secondo è imbattuto in carriera quando gioca in casa contro un rookie QB (9-0). (GB-CIN) Aaron Rodgers rischia la figuraccia davanti al pubblico amico, vittima di ben 5 sack e di quello che è *solo* il secondo pick-six in più di cinquemila lanci in carriera. I Risultati immagini per beckham touchdownCincinnati Bengals hanno la palla per chiudere la partita, ma uno scivolone di Joe Mixon li costringe ad accontentarsi di un FG. Il #12 dei Green Bay Packers compie il classico drive da manuale, trovando il TD di Jordy Nelson ad appena 17″ dalla fine. Overtime. Con tutta l’inerzia dalla parte dei Packs, è superfluo indicare chi a quel punto abbia portato a casa la W. (DET-ATL) Matt Ryan, dopo una stagione 2016-17 da MVP con soli 7 intercetti, ne lancia 3 nella gara dei suoi Atlanta Falcons. Ai Detroit Lions resta un ultimo drive per vincere. Su 3rd-and-goal dall’1 yard Matthew Stafford connette con Tate su un pick play (schema quasi identico a quello che a Seattle è costato un Super Bowl ndr). Gli arbitri danno TD, ma il booth review sconfessa la chiamata poiché il ginocchio tocca il terreno prima che la palla abbia varcato la linea. Per regolamento, il review comporta che vengano tolti 10 secondi dal cronometro. La giocata si era conclusa con 8″ rimanenti, quindi game over d’ufficio. (PHL-NYG) Croce e delizia dei New York Giants sono i loro due Eli – Manning e Apple – fautori di quasi tutto ciò che nel bene e nel male i G-men hanno realizzato nel corso della partita. Con 56″ alla fine, i Philadelphia Eagles pareggiano con un FG da 46 yard del rookie kicker Jake Elliott. Palla in mano di nuovo a un secondo dalla fine, Elliott ne infila incredibilmente un altro, stavolta da 61, il più lungo di sempre per un rookie. In totale, 49″ per decidere 4 partite. Noioso il football, no?

HAMBURGER ET CIRCENSES

Lo sport è spettacolo, intrattenimento, un modo per distrarsi dalle urla del capoufficio almeno di domenica. Tuttavia, a volte esso non può concederci una completa evasione dalla realtà. In numerosi momenti storici, sport e politica sono andati a braccetto, nel bene e nel male. Molti però non accettano questa ingerenza, e auspicano invece la presenza di una sorta di linea Maginot fra i due ambiti. “Stick to sports!” è il motto di chi si oppone alla possibilità di un dialogo olistico che coinvolge politica, sport, cultura, società e altro. Mai come in questa domenica lasciare fuori dal campo certe questioni è stato impossibile. Ad un comizio in Alabama, il Presidente Donald Trump non ha usato mezzi termini per commentare i giocatori in protesta, definiti dei “sons of bitches.” Già durante la campagna elettorale questi aveva avuto parole di disprezzo verso la protesta iniziata da Colin Kaepernick e col tempo diffusasi a macchia d’olio. Risultati immagini per players protestPer una volta, le parole offensive di Trump non sono passate inascoltate e domenica è iniziata una piccola grande sommossa. Jaguars e Ravens hanno dato il la da Londra, incrociati braccio a braccio. Li hanno poi seguiti Falcons, Lions, Colts, Browns, Broncos, Bills, Patriots, Texans, Jets, Eagles, Bears, Buccaneers, Vikings, Redskins, Raiders, Cardinals e Cowboys. Scelta diversa per Titans, Seahawks e Steelers, che sono restati nello spogliatoio durante l’esecuzione dell’inno. Singoli giocatori hanno compiuto scelte personali, inginocchiandosi, restando seduti o facendo altro durante l’inno. In campo, da segnalare le magliette #ImWithKap di alcuni giocatori membri dei Dolphins. È stato conteggiato che solo questa domenica circa 250 fra giocatori, staff e dirigenti si sono espressi in qualche forma di protesta. In un tweet Trump li ha definiti una piccola minoranza, ma le cose sono andate assai diversamente. Come giusto che sia, altri hanno compiuto scelte di segno opposto, che vanno ugualmente riportate. Alejandro Villanueva, ex ranger dell’esercito, è stato l’unico Steeler presente in campo durante l’inno, mentre Derek Wolfe ha dato voce al suo patriottismo coi giornalisti. Sulla stessa linea anche due ex giocatori, Matt Light e l’HOFer Jim Jelly. Anche loro hanno diritto ad esprimere un loro parere e spiegare la loro posizione in materia. Un solo problema: trattasi di un gruppo per niente eterogeneo di uomini bianchi senza nessun membro di una minoranza al loro interno.

MVProf

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *