7 a settimana – week 8

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Ogni settimana tratteremo sette spunti di riflessione più o meno seri donatici dalla National Football League

DOLCETTO O SCHERZETTO? – Non c’è niente di dolce nella trade che ieri ha sorpreso un po’ tutti nella NFL: Jamie Collins, linebacker dei New England Patriots, è stato spedito ai Browns in cambio di una scelta al terzo giro. Bello scherzetto a Collins, che si addormenta 7-1 e si risveglia 0-8, e ora lo aspetta un viaggio in testacoda che richiede abbondanti dosi di travelgum. Collins era al quarto anno della sua avventura in New England, con salario base di poco inferiore al milione: le ottime prestazioni lo avevano proiettato nelle alte sfere dei pari ruolo. Essendo da molti considerato un Top 5 linebacker, era passato dall’ufficio del proprietario, Robert Kraft, pronto a riscuotere una cifra che è stata definita da Adam Schefter di NFL.com CwHE1crVIAARDEs.jpgcome “Von Miller money,” ovvero $114.5M in 6 anni. Al contrario, i Pats avevano già in passato offerto cifre vicine a quelle del miglior LB della lega, Luke Kuechly: $12M per lui, $11 per Collins. Offerta rispedita al mittente. Con Dont’a Hightower e Malcolm Butler free agent a fine anno, la dirigenza ha spedito un chiaro messaggio a tutti i FA venturi, ovvero che tutti sono importanti, ma nessuno è indispensabile – specialmente in difesa – come già evidenziato dalle cessioni illustri in tempi recenti di Darrelle Revis e Chandler Jones (Brady è la sola e unica eccezione alla regola). Messaggio con risonanza ancora maggiore visto che Collins è stato spedito dove nessuno mai vorrebbe andare a giocare, a Cleveland. Difficile asserire che nessun’altra squadre meno infame non fosse disposta ad offrire altrettanto per il giovane LB, ma l’impressione è proprio che Kraft e soci con questa mossa si siano messi in una posizione più solida allorché ci si dovrà sedere al tavolo delle trattative con altri giocatori.

LA DOLCE METÀ (DELLA METÀ) –  Week 8 è ormai parte dei libri di storia, il che significa che siamo ufficialmente a metà della stagione 2016. Giornalisti e blogger vari si sono sbizzarriti nel proporre il front-runner per il titolo di MVP creando quell’aberrazione che è il “premio” di MVP di metà stagione. Se i nomi di Matt Ryan (ottima W contro Green Bay in settimana), Ezekiel Elliott (in linea con numeri che lo proietterebbero al di sopra dei Dickerson e dei Peterson dell’anno da rookie) e Drew Brees (macchina ai limiti della perfezione, se poi i Saints avessero anche solo una parvenza di difesa…) incontrano il parere positivo di tutti, la candidatura di Tom Brady sta creando faide su faide. Questo perché il QB ha giocato solo metà della prima metà di stagione (quattro partite su otto), e quindi, mentre designarlo favorito al premio a fine stagione è indiscutibile, dire che il 50% di Brady è meglio del 100% di Ryan, Elliott, Brees o chiunque altro lascia molti tifosi e appassionati perplessi. Personalmente non ho interesse a invischiarmi in questo pantano, 380x.jpgma mi limito a far notare che, mentre è vero che i Pats sans Brady sono arrivati ad un encomiabile 3-1, il peso specifico della dolce metà di Giselle va oltre a quelle cifre. Per prima cosa, è intuitivo che un grande QB debba essere circondato da grandi giocatori per avere successo in uno sport così collettivo come il footabll – non parliamo del basket, dove LeBron e 4 giocatori di high school potrebbero vincere una dozzina di partite di NBA. E anche se il campione di gare è assai limitato, Brady ha più punti fantasy di 10 QB della lega che hanno giocato tutte e 8 le partite, fra cui Eli Manning, Russell Wilson e Carson Wentz. Ciliegina sulla torta, il test di Buffalo. All’ultima partita privi di Brady, i Pats persero 16-0 contro i Buffalo Bills, come già documentato. Domenica i Bills hanno affrontato nuovamente la squadra del New England, stavolta in casa propria. Risultato 41-25 per gli ospiti, con Brady che ha lanciato per 315 yard, 4 TD e di nuovo zero INT. Ancora a domandarvi quando sposti Touchdown Tommy?

EL HOMBRE DEL RIO – Non si parla qua dell’uomo del fiume, come ama definirsi l’allenatore del Trapani Serse Cosmi, ma di un altro allenatore, Jack Del Rio degli Oakland Raiders che dalla parte meno nobile della baia di San Francisco sta mettendo in piedi un piccolo miracolo. Del Rio vanta nella sua tenuta come head coach a Oakland un record totale di 13-11, niente affatto male se si pensa che il team aveva giustiziato 9 allenatori nei precedenti 13 anni e che il triennio precedente a Del Rio si era chiuso con un record combinato di 15-37. L’anno scorso il numero di vittorie era già salito a 7, stesso numero di W messo a segno se sommate le due annate precedenti. Con la stagione 2016, Del Rio ha guidato la squadra al migliore inizio dal 2001, con un record attuale di 6-2. Circostanza curiosa, a 5-0 Oakland resta imbattuta fuori casa, mentre fra le mura amiche ha ceduto solo all’esplosiva Atlanta e ai nemici di Kansas City. I meriti, chiaramente, non sono solo del coach. Dopo i QB bidoni JaMarcus Russell e Jason Campbell, la versione tragica di Carson Palmer e Terrelle Pryor – sì, quello che ha poi cambiato lavoro, gli esperimenti non proprio felici dell’ultimo decennio paiono finalmente vendicati da Derek hi-res-167a6c25e27c7377f7490dbbad5c53a1_crop_north.jpgCarr, QB scelto da Oakland al secondo turno del draft 2014. Con le sue giocate (17:3 TD-to-INT, 100.9 di passer rating), Carr sta seriamente legittimando la sua candidatura a miglior giovane QB della lega, dominando giocatori scelti nel 2014 assieme a (e prima di) lui come Bortles, Manziel (se mai possa essere ancora definito un giocatore) e Bridgewater, oltre che gli ancor più giovani Mariota e Winston. E a proposito di Winston, contro i suoi Tampa Bay Buccaneers domenica Carr ha sfoggiato una prestazione a cinque stelle extra-lusso. Le 513 yard lanciate (40 su 59, 4 TD e 0 INT) rappresentano un nuovo record di franchigia e fanno impallidire le 180 lanciate da Winston. Pure con numeri così diversi, è servito un tempo supplementare per decretare un vincitore, anche perché i Raiders hanno fatto loro un secondo record, assai meno invidiabile: con 23 penalità accettate dai Bucs (record assoluto in NFL) hanno regalato agli avversari ben 200 yard tonde, tenendoli in partita. Anzi, Oakland raggiunge il 24 pari solamente a meno di due minuti dalla fine, scegliendo però di calciare l’extra point invece che andare da due, come temerariamente deciso da Del Rio in week 1. Stavolta è servito un lancio da 41 yard per Seth Roberts a chiudere i conti (30-24), quando ormai la partita sembrava destinata al clamoroso secondo pareggio di giornata dopo Bengals-‘Skins (grazie al cielo ci siamo evitati una settimana di proteste degli addetti ai lavori sulla “pareggite.”) Un tempo barzelletta della AFC West, i Raiders guardano ora tutti dall’alto in basso, pure i Denver Broncos coi quali andranno testa a testa domenica prossima in prime time. 

ENEPISEATANGE… – [Il titolo sarebbe dovuto essere “Se Atene piange…” ma i tifosi dei Browns mi hanno fatto confondere col loro striscione GPODAWUND (“dawg pound”)] In settimana avevo scherzosamente definito Cleveland BrownsNew York Jets come una partita che un vero intenditore non poteva perdere. La verità è che a nessuno importava di questa partita tra scapoli e ammogliati se non ai diretti interessati: i Jets erano terrorizzati dall’idea di perdere coi Browns e i Browns vedevano nei Jets l’occasione migliore per non finire la stagione 0-16. Il match ha seguito un trend per certi versi prevedibile, con i Browns sopra in doppia cifra per buona parte della prima mezz’ora, in cui il dibattuto e sbattuto Ryan Fitzpatrick lancia per sole 30 yard contro una difesa che ne aveva concesse 559 la domenica prima ai non Schermata 2016-10-30 alle 15.36.39.pngirresistibili Bengals. Cleveland era tornata con Josh McCown al timone dopo l’infortunio alla clavicola in week 2 e le cose sono apparse, se non luminose, almeno decenti. Il QB ha lanciato 25 su 49 per 341 yard, 2 TD e 2 INT, anche approfittando di un Revis sempre più martoriato da Terrelle Pryor, vera grande icona di questo blog. Come da copione, i Browns hanno poi scordato di giocare la seconda parte di gara, concedendo 24 punti filati alla Gang Green (31-28 il finale), con McCown a contribuire coi già citati due intercetti, comunque non interamente ascrivibili sulla sua fedina penale. Mentre la Cleveland della palla ovale si lecca le ferite, quella del baseball ha anch’essa incassato una sconfitta dai Chicago Cubs, che ha portato il punteggio delle World Series sul 3-2. I Cleveland Indians hanno la possibilità di chiudere i conti in gara 6 martedì, ma la cabala non viene loro in aiuto: l’ultima volta che in NFL ci sono stati due pareggi nella stessa stagione, gli Indians hanno perso le World Series in gara 7. E mentre vi scrivo i Cubs sono sopra 3-0…

BEAST OF THE EAST – A volte avere torto fa apprezzare di più il gioco del football. Io, come molti altri, avevo predetto che Dak Prescott e i Dallas Cowboys non avrebbero retto all’urto consecutivo di Packers e Philadelphia Eagles, e invece la squadra texana ha crivellato entrambe senza alcuna pietà. Il Sunday Night tanto atteso è partito con un paio di brividi in casa Cowboys, un fumble di Whitehead sul primo kickoff del match e una penalità da 12 uomini che cowboys-cov1ha regalato un primo down a Philly. I vecchi ‘boys si sarebbero impantanati lì, ma la versione 2016 della squadra dà quei piccoli segnali che suggeriscono che il cambio di rotta potrebbe davvero portarli lontano. La prestazione di Prescott va letta allo stesso modo: partito piano, anzi, per tre quarti proprio maluccio (i meriti da dare a Jim Schwartz non sono mai abbastanza), specie per un non caratteristico intercetto senza senso lanciato nel cuore dell’end zone e per l’aver ignorato i target tanto cari rappresentati da Beasley, Williams e Witten. Al contrario, Prescott guarda spesso e volentieri in direzione del “Lazzaro” Dez Bryant (113 yard e 1 TD) e lascia Elliott libero di pascolare fra handoff e lanci (148 yard totali). Il dirimpettaio RB degli Eagles, Darren Sproles, per gran parte della partita tiene testa all’ex RB di Ohio State, ma Philly ha nel parco ricevitori uno dei punti deboli. Matthews, Green-Beckham e Agholor non sono i nomi che possono portare la franchigia al successo nel lungo termine né far crescere Carson Wentz, che con 32 lanci completi per sole 202 yard stabilisce il più basso rapporto fra yard lanciate e accumulate con almeno 30 lanci dal 1950 a oggi. Il 4° quarto ha fatto tutta la differenza, con Philly incapace di chiudere i conti e Prescott che si scrolla di dosso la ruggine del bye e connette in end zone prima con Bryant per il pareggio e poi nel supplementare con Witten per la vittoria finale (29-23).

È CADUTA LA LINEA – Il Monday Night del 31 ottobre ha visto andare in scena due avvenimenti paurosi. Da una parte, gli spaventosi costumi di Halloween, dall’altra la O-line dei Minnesota Vikings – e non so quale delle due cose provocasse i brividi maggiori! Contro i derelitti Chicago Bears del redivivo Jay Cutler, i Vikings hanno offerto una prova misera sui due lati del campo e hanno meritato la sconfitta (20-10). Se delle lacune dell’attacco si era già dato conto nelle settimane precedenti, anche la difesa si sta adeguando all’andamento lento della squadra. Cutler, dopo 5 settimane di stop, è riemerso dalla tomba con 252 yard, 1 TD e nemmeno una palla persa, guidando il 31° attacco della NFL a marciare sulle macerie di quella che da molti era vista come la migliore difesa della lega. I Bears hanno registrato 403 yard totali e 158 solo su corsa, entrambi season high subiti dalla compagine del Minnesota. Alla pletora di infortunati cronici si era aggiunto in settimana il bears-lead-vikings-in-1st-half018.jpgRB Jerick McKinnon, che domenica ha lasciato spazio al poco dinamico duo Asiata-Hillman, andato a referto per sole 57 yard, per di più di fronte ad uno scatenato rookie RB Jordan Howard (153 yard e 1 TD). In generale, in attacco i Vikes sono stati in grado di segnare un solo TD, peraltro a buoi abbondantemente scappati dalla stalla, andando 2 su 13 su terzi down e racimolando appena 15 primi down – ma subendo ben 5 sack. Tutto parte proprio dai cinque uomini di linea: se non riescono a proteggere Sam Bradford, l’attacco non ha tempo di svilupparsi né la difesa di riprendere fiato. Il bel lavoro fin qui messo insieme da coach Zimmer rischia di collassare per colpa di questa terrificante O-line, oltre che per i troppi infortuni. Ecco, se cercavate un’idea originale per un costume di Halloween, avreste dovuto travestirvi da lineman dei Vikings e le urla di terrore sarebbero state assicurate!

FANTAFOOTBALL – Ormai non si tratta nemmeno più di tener duro: AD potrebbe tornare fra un mese, Hopkins è prigioniero del braccino di Osweiler e Thomas raccoglie le briciole di Sanders. Passare da 4-1 a 4-4 non è piacevole, ma la sensazione è che la situazione non sia destinata a migliorare a stretto giro.

MVProf

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