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I 76ers devono costruire il proprio futuro su solide basi già esistenti

Alle volte, la differenza fra inferno e paradiso sta tutta in un rimbalzo favorevole del pallone e a questo giro gli Dei del basket non hanno sorriso ai Philadelphia 76ers, battuti in Gara 7 dal tiro sulla sirena di Kawhi Leonard e ora costretti a un’estate anticipata. Philly fa parte di quel gruppo di ottimi team che vedrà diversi giocatori importanti entrare in free agency dal 30 giugno e di conseguenza dovrà sfruttare queste settimane per riflettere sul da farsi. Come noto, i Sixers hanno affrontato quest’anno in modalità all in, eseguendo due grosse trade a stagione in corso per assicurarsi le prestazioni di Jimmy Butler e Tobias Harris. Per realizzare il doppio colpo, la squadra ha dovuto separarsi da alcuni dei pezzi pregiati del famoso Process, sia in capitale umano che di scelte, pur sapendo di ricevere in cambio due giocatori in scadenza – player option nel caso di Jimmy e unrestricted per Tobias. Al di là della dolorosa eliminazione, Philly deve considerare di aver fatto un ulteriore passo in avanti rispetto al passato. Pur non potendo contare su un robusto campione statistico, i Sixers hanno realizzato un record 14-7 (.667) fra regular season e playoff da quando i due nuovi arrivati sono stati titolari insieme a Ben Simmons, Joel Embiid e JJ Redick, formando un fenomenale quintetto forse secondo solo ai Warriors.

Sfortunatamente per i 76ers, trattenere entrambi nella città dell’amore fraterno per i prossimi anni è quasi impossibile. Se la scelta dovesse configurarsi come un aut-aut, si potrebbero portare solide argomentazioni per entrambi i giocatori. Le rispettive trade avevano lo scopo di sacrificare importanti pedine del Process originario al fine di trovare un leader veterano e un affidabile lungo tiratore. Nel caso di Butler, è impossibile sottostimare l’importanza del suo contributo dentro e fuori dal campo. In stagione si è confermato uno dei tre migliori two-way player della lega, ma è ai playoff che è arrivato il salto di qualità di “James” Butler. Dalla la sconfitta in Gara 1 a Toronto, Jimmy si è caricato la squadra sulle spalle, mascherando le prestazioni altalenanti di Simmons ed Embiid e mantenendo nelle successive sei gare medie di 24 punti, 7.7 rimbalzi e 5.7 assist. In Harris, i Sixers sanno di avere uno dei giocatori più sottovalutati della lega. In stagione, l’ex Clippers ha flirtato sia con l’ingresso sia all’All Star Game che nel club dei 50/40/90. In una squadra che può contare poco o niente sul gioco perimetrale delle sue due stelline, Harris è ossigeno puro. Da non sottovalutare anche che Tobias ha tre anni in meno di Butler.

Con tanti buoni motivi per firmare l’uno o l’altro, è possibile che la scelta si ridurrà a un mero fattore economico. Con entrambi i giocatori all’ottavo anno fra i pro e con i Sixers in possesso dei loro Bird Right, Butler e Harris hanno i requisiti necessari per ottenere un max contract da 5 anni a $190M. Non va poi dimenticato Philadelphia 76ers playoff 2019JJ Redick, a sua volta in scadenza e fondamentale per tattica e spogliatoio. Dopo aver firmato due contratti da un anno in stagioni consecutive, JJ quasi certamente esigerà un contratto più oneroso. Ed è qui che entra in gioco il management. Lo scorso febbraio, il GM dei Sixers Elton Brand aveva confermato che l’intenzione della franchigia di mantenere il nucleo del proprio team intatto: è quindi giunto il momento di munirci di calcolatrice e verificare quanto ciò sia fattibile. Se Philly rifirmerà sia Butler che Harris con un max e concederà a Redick un contratto pluriennale con un primo anno in linea col suo cap hold da $15.9M, la squadra avrà investito quasi $120M solo nel quintetto. La situazione diventerebbe ancora più insostenibile nel 2020-21, quando Ben Simmons sarà in scadenza e andrà esteso con un contratto che potrebbe partire fin da $35.4M già al primo anno.

Anche in virtù di tali calcoli, le recenti prestazioni di Simmons ed Embiid hanno portato in molti a chiedersi se Philly farebbe meglio addirittura a tradare uno di loro due. A dispetto dei 16.9 punti della regular season, ai playoff l’australiano non è stato in grado di superare la soglia dei 15 punti se non tre sole volte in 12 partite, dando per larghi tratti ragione a chi, come Jared Dudley, vede in lui un giocatore mediocre a difesa schierata e totalmente passivo per lunghi tratti. Il tutto senza considerare che la totale assenza di un tiro da tre rischia di proiettarlo in una perenne carriera da Shaun Livingston 2.0, con in più un Kardashian Curse sul groppone. A sua volta, il report di Embiid non è privo di segnali preoccupanti. La storia indica i giocatore di oltre 2 metri e 10 hanno carriere flagellate da infortuni e il camerunense è quasi il portavoce ufficiale di queste problematiche. Dal momento del draft, Embiid ha saltato 260 partite su 410 disponibili in stagione regolare e, anche concedendogli l’amnistia per i primi due anni, dal suo debutto nella lega nel 2016 è stato assente per il 36% delle partite. Per di più, da due anni è anche stato costretto a saltare partite di playoff.

Al di là delle fondate critiche, restano due enormi talenti rispettivamente di soli 22 e 25 anni d’età. Tuttavia, anche loro avranno bisogno di compagni all’altezza e questo ci riporta al quesito iniziale. Qual è allora il viatico migliore per mantenere questo eccellente collettivo insieme senza compromettere il cap? Philly dovrebbe mettere a disposizione un unico max, offrirlo all’insostituibile Butler e da lì ripartire. Questo porta alla rinuncia dei diritti di Harris, che andrebbe poi sostituito con giocatori simili e meno cari come Bobby Portis, Markieff Morris o Jeff Green. Redick può essere confermato, ma non è da scartare l’idea di lasciarlo e firmare invece il più difensivo Danny Green, dando poi la caccia a guardie di rotazione come Austin Rivers o Jeremy Lamb. Pur dovendone prima rinunciare i diritti, sarebbe poi utile riportare a bordo solide pedine come McConnell, Scott e Johnson con contratti cap-friendly. O forse Brand stupirà tutti e confermerà i big in blocco pur a fronte di una luxury tax esorbitante. Al di là del fantabasket, rimane una certezza: se Philly riuscirà a vincere le prime Finals dal 1983, Simmons, Embiid e Butler dovranno essere al centro del progetto.

MVProf

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