12 Years a Cowboy

Il caso dei Dallas Cowboys dimostra l’agghiacciante parallelo fra proprietari NFL e di schiavi

Pur con la preseason ormai alle porte, in NFL continua a tenere banco senza sosta la polemica riguardo alla protesta dei giocatori contro la brutalità poliziesca nei confronti delle minoranze. Roger Goodell aveva chiesto ai 32 team di tenere un profilo basso su un argomento delicato, e tuttora al vaglio di un think tank congiunto di lega e NFLPA. Ignorando il suggerimento, in settimana Jerry Jones ha manifestato con parole dure la sua posizione riguardo alla protesta, tracciando una rigorosa linea di demarcazione fra cosa per lui sarà accettabile e cosa no. Il proprietario dei Dallas Cowboys ha dichiarato in conferenza stampa che l’inderogabile politica della squadra per il 2018 sarà quella di restare tutti in piedi durante l’inno. In aggiunta, non sarà concessa a nessuno la possibilità di restare negli spogliatoi in quel frangente. Stando alle sue parole, chi lo farà, sarà immediatamente tagliato, poiché indegno di essere un Cowboy. In risposta a queste dichiarazioni tanto unilaterali, Richard Sherman dei 49ers ha definito quella di Jones “old plantation mentality.”

Dare del padrone di schiavi a un uomo che da quasi trent’anni stacca assegni a nove cifre a dei liberi professionisti può sembrare controintuitivo. Tuttavia, nello stesso arco di tempo Jones ha spesso dimostrato di comandare la sua franchigia attraverso una serie di regole arbitrarie che fanno sì che questi tenga nel palmo della mano il destino di tutti i suoi sottoposti. Per l’occasione, Jones ha scelto estrarre l’artiglieria pesante in supporto della sua decisione. Oltre a Dak Prescott, a sua volta contrario a protestare in campo, desta particolare interesse come anche Ezekiel Elliott abbia dichiarato la sua estraneità alla protesta in maniera molto chiara. “Honestly, as a team we chose to stand together for the national anthem and it was our decision I think it shows our culture […] we’re the Dallas Football Cowboys, America’s team: we stand for the national anthem.” Pilotato dalla stanza dei bottoni come un automa, Zeke ha di fatto insinuato per bocca di Jones che stare in piedi durante l’inno sia un’azione capitale nel perpetuare il modello di integrità e morale caro alla franchigia texana. Ma fino a che punto questo dipinge in maniera accurata lo stile Cowboys?

Agosto 2014: Orlando Scandrick viene sospeso per uso di droga

Marzo 2015Greg Hardy firma con Dallas dopo un arresto per percosse e minacce di morte all’ex fidanzata

Febbraio 2016: Ezekiel Elliott viene sospeso per violenza domestica

Giugno 2016: Rolando McClain viene sospeso per la seconda volta in due anni per uso di droga

Gennaio 2017: Randy Gregory viene sospeso per la terza volta in un anno per uso di droga

Maggio 2017: Nolan Carroll viene arrestato per guida in stato di ebbrezza

Maggio 2018: Terrence Williams viene arrestato per ubriachezza molesta

Giugno 2018: David Irving viene sospeso per la seconda volta in due anni per uso di sostanze dopanti

E questo limitandoci a ciò che è diventato di pubblico dominio negli ultimi quattro anni. Per ciascuno di essi, è possibile trovare dichiarazioni di Jerry Jones in cui si dice pronto a supportare il suo giocatore dentro e fuori dal campo. Apparentemente quindi, Jones accetta di buon grado di associarsi a chi fa uso di alcol, droghe, doping e a chi, peggio di tutto questo messo insieme, picchia le donne. Per loro, una seconda, terza chance o anche più sono sempre state disponibili. Ma chi si inginocchierà anche solo una volta per l’inno? Taglio immediato e irrevocabile. No, non si tratta di “culture” o di stile. Si tratta di schiavitù. A essere schiavo è in primis Jones stesso, schiavo del denaro e di una mentalità retrograda che lo porta a sentirsi al di sopra della legge e del senso comune. Il suo sostegno incessante nei confronti di chi si macchia dei comportamenti più deviati non viene dal suo buon cuore, ma nasconde un costo molto alto.

L’anima di chi riceve il favore, che resta debitore a vita di Jones. Ricordate lo scorso anno quando Jones difese Elliott a spada tratta da tutte le accuse, scontrandosi per mesi col commissioner Goodell? Ecco, quel giorno l’anima di Zeke passò a Jerry Jones e che oggi passa alla cassa riscuotendo la fedeltà del suo giocatore. Se però una star come lui decidesse di incrociare le braccia, la macchina da soldi da 4 miliardi dei Cowboys si arresterebbe all’istante. Tuttavia, ciò non avverrà. Ecco cos’è la vecchia mentalità da piantagione cui accennava Sherman. Il fatto che un gracile 75enne abbia convinto 53 uomini grandi e grossi, in maggioranza afroamericana, di non poter far valere il loro diritto di parola e di opinione. E così, mentre le polemiche montano e la forza lavoro abbassa il capo, Jones sorseggia il suo tè freddo sulla sedia a dondolo nel patio.

MVProf

 

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