La fine del MeloDrama

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L’interrogativo è finalmente stato sciolto: Carmelo Anthony andrà a OKC

Dopo mesi e mesi passati a districarsi fra tante chiacchiere e pochi fatti, Carmelo Anthony è stato finalmente scambiato dai New York Knicks. La sua prossima casa saranno infatti gli Oklahoma City Thunder, che nella giornata di sabato hanno finalizzato la lunga trattativa. Il maestro delle trattative in sordina Sam Presti ha mandato a New York Enes Kanter, Doug McDermott e una scelta futura. Anthony era arrivato ai Knickerbockers nel 2011 dai Denver Nuggets in una mega-trade che aveva visto coinvolto fra gli altri anche Danilo Gallinari. Nei suoi cinque anni e mezzo a New York, ‘Melo non ha raccolto molte soddisfazioni dal lato sportivo, giungendo al massimo al secondo turno dei playoff nel 2013. Discorso diverso dal punto di vista economico, visto che nel 2014 aveva firmato un quinquennale da $124M. L’accordo, peraltro, conteneva due condizioni per così dire elitarie. Una no-trade clause, che consentiva al giocatore di dare il veto a qualsiasi tipo di trade che lo riguardasse, e un trade kicker, cioè un aumento del 15% del suo rimanente contratto nel momento di una trade. Affinché il giocatore potesse arrivare in Oklahoma, è stato fondamentale che questi rinunciasse a entrambe le condizioni. Più che godere di ulteriore benefici economici, ‘Melo ha ritenuto insostenibile rimandare la propria partenza da New York, inevitabile specie dopo i difficili anni sotto la gestione Phil Jackson.

Con questa mossa sorprendente si chiude una rivoluzione copernicana per i Thunder durata appena un anno. Dall’aver sfiorato le Finals, passando per l’addio di Kevin Durant e la stagione in tripla doppia di Russell Westbrook, ora OKC torna fra le favorite ad ovest. Dopo aver sgraffignato alla concorrenza Paul George a inizio estate, Presti ha messo a segno il colpo di ‘Melo ancora una volta quasi dal nulla. Così, in un colpo solo, dai problemi di scarsità di talento si è passati all’abbondanza. Per molti versi, i tre hanno caratteristiche simili, ma i modi per convivere fruttuosamente ci sono. George è uno dei migliori giocatori NBA come spot-up shooter, circostanza ottimamente compatibile col modo di giocare di Westbrook. Il play ha chiuso al primo posto lo scorso anno come uomo assist sugli scarichi, pur avendo pochi tiratori di razza in squadra. ‘Melo crea qualche incognita in più, essendo un giocatoreche condivide con PG13 il ruolo e con Brodie il feeling col pallone fra le mani. Eppure, in un’NBA sempre più dominata dalle ali (KD, ‘Bron, Leonard, Freak…) e sempre meno legata ai ruoli canonici, ‘Melo può essere un’opportunità più che un problema. Il #7 ha probabilmente giocato il suo miglior basket a Denver dietro la regia di Chauncey Billups, combinazione vincente specie a livello collettivo e può rendere molto nello small ball di OKC. Una cosa è certa: l’usage rate dei tre dovrà adeguarsi. Westbrook, George e Anthony hanno registrato rispettivamente un usage rate del 41.7%, 28.9% e 29%. In totale, più del 99% dei possessi combinati. Prima erano i principali (e per certi versi soli) terminali offensivi delle rispettive squadre; ora dovranno adeguarsi ad un gioco di squadra più organico e senza primedonne, come i Warriors stanno dimostrando da anni. La trade giunge con un importante asterisco. George ed Anthony possono uscire dai loro contratti il prossimo anno e Russ deve ancora mettere la firma ad un principesco rinnovo. A meno che OKC non vinca il titolo e in tal modo renda appetibile per i tre rinunciare a milioni di dollari per rimanere uniti, difficilmente la loro convivenza andrà oltre al singolo anno. Certo è che Presti ha trovato la pietra filosofale per aver trasformato Oladipo, Sabonis, Kanter e McDermott in PG13 e ‘Melo. I Big 3 Durant-Westbrook-Harden arrivarono a giocarsi una finale NBA: Westbrook-George-Anthony sapranno fare di meglio?

Nella costa est, ci sono meno motivi per sorridere. Il principale motivo per il quale la dirigenza Knicks ha finalmente scambiato Anthony è stato mettere fine al secondo atto del MeloDrama. La ricostruzione della franchigia non poteva avere inizio fino ad allora, essendo ostaggio tecnico e salariale dell’ex Syracuse. Ora il team passa senza mezzi termini nelle mani di Kristaps Porzingis, centro di gravità di un progetto a lunga scadenza. Nonostante ‘Melo fosse ormai personaggio scomodo per i piani della squadra, per i newyorkesi ci sono alcune zone d’ombra in questa trade. Prima delle contropartite è Enes Kanter, centro turco che a OKC agiva da sesto uomo di lusso, per quanto la sua porosa difesa resti un serio tallone d’Achille. Insieme a lui, arriva anche Doug McDermott. Piccolo fenomeno al college a Creighton, McBuckets, è alla terza squadra in quattro anni e ancora tenta di affermarsi. Entrambi sono giovani (25 anni entrambi) e per questo rientrano nei requisiti minimi cercati dai Knicks. Quello che poteva essere il vero asset, ovvero la scelta al draft, sarà una semplice chiamata al secondo giro al draft 2018 e questo rende la trade un mancato successo. OKC era senza prime scelte nel 2018 (ai T’Wolves) e 2020 (ai Pistons, protetta top-20), ma nonostante questo i Knicks pare non siano riusciti ad ottenere di più di una seconda. I NYK avrebbero forse potuto lavorare meglio coi Cleveland Cavaliers, specie nel momento in cui Kyrie Irving era in rotta con la squadra e aveva indicato i Knicks come destinazione gradita. In alternativa c’era pur sempre Love, che sì tende a fare scopa con Porzingis, ma poteva sempre essere a sua volta girato ad un terzo team. Dagli Houston Rockets poteva arrivare Ryan Anderson, anche se il contratto da $60M per i prossimi tre anni era un discreto albatross. Tuttavia, insieme a Kanter è arrivato il suo contratto, 1+1 (ma con player option!) da $36.4 e quindi sostanzialmente pesante tanto quanto il contratto di Anderson per i primi due anni. Insomma, i Knicks potevano fare di meglio, ma era legittimo presentarsi all’inizio del training camp senza ‘Melo per dare un taglio col passato. I nuovi arrivati e il nucleo dei baby Porzingis, Hardaway jr, Hernangomez e il rookie Ntilikina difficilmente scalderanno il cuore dei newyorkesi. Fra Knicks e Nets vivranno un deprimente derby che stabilirà la peggiora squadra della Grande Mela.

MVProf

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